La Chiesa lancia una campagna nazionale di preghiera
Mentre continuano le proteste anti-giunta dei monaci buddisti, che gridano “democrazia” per le strade della capitale, l’arcivescovo di Yangon invita le diocesi di tutto il territorio ad unirsi in preghiera e fare il possibile per aiutare la popolazione e la nazione.
Yangon (AsiaNews) – La Chiesa birmana ha lanciato un movimento di preghiera nazionale, per “aiutare la popolazione ed il Paese in questo periodo difficile”. Lo dice ad AsiaNews p. Patrick, segretario particolare di mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, che aggiunge: “Al momento, la situazione è complessa. In ogni caso, mons. Bo ha chiesto a tutte le diocesi del Myanmar di unirsi in preghiera e fare il possibile per aiutare la popolazione e la nostra nazione”.
 
Nel frattempo, continua la protesta dei monaci buddisti che stanno sfilando per le strade della capitale gridando “democrazia”. Nonostante le minacce della giunta militare, che ha invitato i manifestanti a tornare nelle proprie case ed ha minacciato l’ipotesi di un intervento, sono oltre 100mila i religiosi ed i cittadini attualmente sulle strade.
 
L’evangelizzazione della Birmania nei tempi moderni è iniziata poco prima della metà dell’Ottocento con i battisti americani, ai quali sono seguiti i missionari cattolici. Oggi i cristiani si calcolano fra i tre e i quattro milioni, quasi tutti membri di Chiese e sette protestanti; i cattolici sono 600mila. L’80% circa della popolazione (oltre 42 milioni di persone) è buddhista, ma ci sono forti minoranze di tribali (shan, karen, chin, kachin, rakhine, mon, wa, padaung, akhà, lahu, ecc.) che, attraverso le scuole missionarie che li hanno alfabetizzati, si convertono al cristianesimo soprattutto nel nord del Paese.