La polizia birmana carica e arresta monaci e civili
Nel tentativo di bloccare le marce di protesta al loro nono giorno, l'esercito ha arrestato decine di persone, isolato le pagode, imposto il coprifuoco notturno, vietato ogni assembramento. Le minoranze etniche vogliono riprendere la guerriglia.

Yangon (AsiaNews) – La polizia birmana ha caricato con bastoni e lacrimogeni una folla di monaci e civili birmani che stamane si apprestavano a marciare fuori della Pagoda Shwedagong per il nono giorno consecutivo. Nel tentativo di fermare tutte le manifestazioni, l’esercito ha arrestato decine di bonzi e civili e ha decretato il coprifuoco nelle maggiori città del Paese.

Contravvenendo agli ordini dei militari che proibiscono ogni assembramento e vietano ai monaci di marciare nelle città, anche quest’oggi centinaia di persone si sono ritrovate attorno alla pagoda Shwedagong a Yangon, bloccata da cavalli di frisia e filo spinato e una massiccia presenza delle forze di sicurezza.

Ieri il Paese ha assistito alla più imponente manifestazione contro il regime negli ultimi 20 anni. Centinaia di migliaia di monaci e civili hanno sfilato per le strade di Yangon, Mandalay, Taunggok, applaudendo e scandendo slogan inneggianti alla democrazia, alla riconciliazione nazionale, alla libertà per i prigionieri politici.

Le forze di sicurezza hanno circondato le pagode Shwedagong e Sule – i punti di partenza e di arrivo delle marce - e permettono di entrarvi solo dopo lunghe perquisizioni.

A Yangon e a Mandalay è stato proclamato il coprifuoco dalle 9 di sera alle 5 di mattina; la zona delle pagode definita un’area “ristretta”. Per 60 giorni  da ieri è proibito ogni assembramento con più di 5 persone.

Nella notte la polizia ha pure arrestato Zaganar, l’attore più famoso del Paese, che nei giorni scorsi aveva organizzato un pasto in onore dei monaci. I monaci accettano offerte dalla popolazione ma capovolgono davanti ai militari le loro tazze per le offerte: un gesto che è simile a una “scomunica” delle loro azioni. Secondo la Bbc, anche un importante attivista per la democrazia, U Win Naing è stato arrestato nella notte. Voci non confermate dicono che Aung San Suu Kyi, leader democratica, è stata portata via dalla sua casa, dove era agli arresti domiciliari.  Sabato scorso, 22 settembre, un gruppo di monaci aveva marciato proprio davanti al cancello della sua abitazione e si era fermato per diversi minuti, ricevendo il saluto silenzioso della donna, reclusa da quasi 18 anni, dopo aver vinto le elezioni nel Paese, mai riconosciute dalla giunta militare.

Vari esperti ritengono che la giunta si trovi a un bivio: se soffocare con la violenza le manifestazioni sempre più imponenti, come è avvenuto nell’88, uccidendo migliaia i persone; o lasciare che la protesta si ingrossi e poi si spenga da sola. Ma le marce dei monaci, a cui partecipa molta parte della popolazione, hanno ormai un sapore di sfida aperta a regime che opprime il Paese da 45 anni.

Fonti di AsiaNews dicono che anche le minoranze etniche del nord e dell’est del Paese, emarginate  per decenni dalla giunta, stanno pensando di riprendere la guerriglia contro l’esercito.