S. Sede: l’“intollerabile” turismo sessuale riduce le donne in schiavitù
In una lettera a nome del Papa, il card, Bertone scrive che il contatto tra culture diverse deve mirare anche alla promozione dei diritti ed in particolare di quelli della donna, anche in questo settore troppo spesso relegata a ruoli di secondo piano.
Città del Vaticano (AsiaNews) – L’“intollerabile” turismo sessuale è il fenomeno più eclatante dello sfruttamento e della discriminazione che anche in campo turistico colpisce le donne, la promozione delle quali dovrebbe invece essere garantita ovunque. E’ una riflessione sulla donna e il turismo la lettera che il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha inviato al segretario generale dell’Organizzazione mondiale del turismo, Francesco Frangialli, in occasione della odierna celebrazione della Giornata mondiale del turismo, dedicata quest’anno a “Il turismo: porta aperta per le donne”.
 
Il cardinale nota che, sebbene il 46% della forza lavoro dell’industria turistica mondiale è femminile “persiste in molti casi la segregazione verticale della donna dalla gestione dirigenziale e dalla responsabilità manageriale. La causa di tale fenomeno negativo è da ricercarsi nei forti pregiudizi che fanno ancora persistere stereotipi e tradizionali attribuzioni di ruoli subalterni secondo il genere”.
 
L’apertura a modelli di vita e culture diverse che il gran numero di persone che viaggiano rende possibile, può portare sviluppi positivi, purché Stati, organismi internazionali, imprese e sindacati creino le strutture e dedichino risorse economiche “per proteggere, per sviluppare e per mantenere viva l’istanza morale, culturale e sociale del rispetto della donna e della sua effettiva crescita in questo settore”. E’ una responsabilità che “in coscienza” deve interpellare ogni turista, quale che siano la sua religione, classe sociale e provenienza: “nessuno può considerarsene esonerato! A tal fine, bisogna operare per un’effettiva uguaglianza dei diritti delle donne, garantendone la parità nel lavoro, la libertà religiosa, il rispetto delle esigenze connesse con la maternità, la corresponsione di un salario equamente retributivo. Va favorito concretamente il diritto allo studio e alla qualificazione professionale della giovane e della donna, combattendo con una legislazione positiva e concorde ogni forma di ingiusto sfruttamento del suo genere e di indegna mercificazione del suo corpo. E’ doveroso infatti denunciare lo scandalo intollerabile di certo turismo sessuale che umilia le donne riducendole in una situazione di pratica schiavitù”.
 
Dal canto suo, la Chiesa, “nella sua visione articolata e multipolare, è sempre protesa a tenere aperto e critico l’orizzonte dell’umanizzazione del turismo per le opportunità che offre di crescita, di sviluppo e di perfezionamento della persona. Anche per quanto attiene la donna come tale, il turismo, eticamente e antropologicamente ben inteso, può contribuire efficacemente alla sua elevazione nelle potenzialità, nella natura relazionale, nel sentire al femminile il valore della vita e dello spirito, nel ripensamento del lavoro e del suo profitto.