S. Sede: cristiani e musulmani difendano la libertà religiosa e rifiutino ogni violenza
Nel messaggio agli islamici per la fine del Ramadan, il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso sottolinea il compito formativo che le religioni hanno per educare al rispetto dei diritti ed alla costruzione di una società che rifiuti violenza e terrorismo.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Cristiani e musulmani hanno il compito della formazione, soprattutto dei giovani, per creare una società che rispetti i diritti umani, in primo luogo la fondamentale libertà religiosa, rifiuti ogni discriminazione ed ogni ricorso alla violenza ed al terrorismo, comunque motivato. E’ questo il concetto intorno al quale ruota il messaggio che il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ha inviato ai musulmani in occasione della festa di ‘Id al-Fitr, che conclude il Ramadan.
 
“Nel travagliato periodo che stiamo attraversando – si legge tra l’altro nel messaggio - i membri delle religioni hanno soprattutto il dovere, in quanto servitori dell’Onnipotente, di operare a favore della pace, rispettando sia le convinzioni personali e comunitarie di ciascuno che la libertà della pratica religiosa. La libertà di religione, che non si riduce alla semplice libertà di culto, è infatti uno degli aspetti essenziali della libertà di coscienza, che è propria di ogni persona ed è la pietra angolare dei diritti umani. E’ prendendo in considerazione questa esigenza che potrà essere edificata una cultura della pace e della solidarietà fra gli uomini, e tutti potranno impegnarsi risolutamente per costruire una società sempre più fraterna, facendo tutto ciò che è in loro potere per rifiutare qualsiasi forma di violenza, per denunciare e respingere ogni ricorso alla violenza, che non può mai avere delle motivazioni religiose, poiché essa offende l’immagine di Dio nell’uomo. Sappiamo tutti – prosegue il documento - che la violenza, in primo luogo il terrorismo che colpisce ciecamente e fa numerose vittime soprattutto tra gli innocenti, è incapace di risolvere i conflitti e non può che mettere in moto l’ingranaggio mortale dell’odio distruttore, a discapito dell’uomo e delle società”.
 
Spetta soprattutto ai credenti diffondere “un messaggio d’amore fra le persone e fra i popoli”, educando in tale prospettiva le giovani generazioni. E’ una responsabilità che chiama in causa tutti coloro che hanno responsabilità educative ed “è in gioco il bene comune di ogni società e del mondo nel suo insieme”.
 
“In questo spirito – conclude il messaggio - bisogna considerare importanti la continuazione e l’intensificazione del dialogo fra cristiani e musulmani, nella sua dimensione educatrice e culturale, perché si mobilitino tutte le forze a servizio dell’uomo e dell’umanità, perché le giovani generazioni non formino dei blocchi culturali o religiosi gli uni contro gli altri, ma siano autentici fratelli e sorelle in umanità.