Per i malati poveri le suore di Madre Teresa sono "l'unica speranza"
Ai pazienti della Nursing Home di Dushanbe, anziani e poveri, le Missionarie della Carità portano medicinali e pasti caldi, ma soprattutto “hanno a cuore le nostre vite”. “Se trovano una sedia a rotelle per mia moglie che non cammina, pregherò sempre Allah per loro”.

Dushanbe (AsiaNews/Ucan) – Ha la parte sinistra del corpo paralizzata e le gambe molto gonfie e non può camminare da sola Alia Ibragimova, settantacinquenne ricoverata presso la Nursing Home di Dushanbe. Ma per lei è festa quando la domenica vengono a trovarla le Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta. "Se sto coricata, inizio a soffocare – spiega la donna – e non posso camminare da sola perché sono troppo pesante e la gamba sinistra non funziona. Posso soltanto stare seduta e guardare fuori dalla finestra. Le suore sono le sole che mi aiutano”. La aiutano a muoversi, le procurano medicine e qualcosa da mangiare. “Dopo 45 anni di lavoro per il mio Paese – si lamenta la Ibragimova – ho una pensione mensile di 35 somoni (circa 10 dollari), proprio nulla. Non posso pagarmi le cure”.

Il sanatorio pubblico sorge su due piani e manca di medicinali e attrezzature. Al piano terra ci sono tre stanze lunghe 4 metri, ognuna con 10 letti che accolgono chi vive per strada. L’altro piano è simile, ma i pazienti non sono senzatetto ma soltanto poveri.

Suor Rosario, indiana, dice a Uca News che comprano le medicine per i degenti del sanatorio. Non lo hanno potuto fare da gennaio per mancanza di fondi, ma ora vogliono ricominciare. “Chiediamo la prescrizione di un medico – spiega – perché compriamo solo le medicine davvero necessarie. Alcuni hanno chiesto farmaci che non servivano loro e poi li hanno rivenduti”.

Un’altra paziente è Taisia Lagunina, vedova di 77 anni, che attende un’operazione di cataratta, rimasta sola quando il figlio è emigrato in Russia. “Le suore – racconta – mi hanno salvato la vita. Con una pensione di 43 somoni non posso comprare tutte le medicine di cui ho bisogno. Dio benedica loro e il loro lavoro”.

Due delle quattro Missionarie della Carità che qui operano sono indiane, una è del Pakistan e l’ultima keniota. Si dedicano molto agli anziani e procurano ai degenti anche qualcosa da mangiare, almeno una minestra calda, e si occupano delle altre loro necessità. Visitano anche i malati che si curano in casa e li aiutano nei lavori domestici. Ora cercano una sedia a rotelle per la Ibragimova. Rustam, marito della donna, dice “se le suore trovano una sedia a rotelle per mia moglie, pregherò sempre Allah per loro. E’ il solo modo perché possa muoversi”.

Ma le suore portano ai pazienti anche qualcosa non meno importante, come osserva la degente Brauer Elena: “Le suore ci aiutano molto non soltanto comprandoci le medicine necessarie ma anche mostrando che qualcuno ha a cuore le nostre vite”.

L’infermiera Galina Kirsanova spiega che la gran parte dei ricoverati sono senzatetto o alcolisti che vivono in strada. “Quando migliorano, li mandiamo a un ospizio per anziani o li dimettiamo. Dipende da loro, ma in genere chi torna in strada finisce di nuovo ricoverato qui”.

I 6,5 milioni di abitanti del Tagikistan sono per circa il 96% islamici, soprattutto sunniti. I cristiani ortodossi russi sono stimati intorno al 3%, i cattolici sono circa 250.