Anche il nunzio impegnato per un accordo tra i cristiani libanesi
Il rappresentante vaticano sta incontrando i leader politici maroniti per indicare i principi fondamentali ai quali ispirarsi nella elezione del nuovo presidente della Repubblica. Con lo stesso obiettivo il comitato voluto dal patriarca Sfeir, che raggruppa esponenti di maggioranza e opposizione, prosegue anche oggi le sue riunioni per arrivare a scelte condivise.
Beirut (AsiaNews) – Riunire intorno ad un tavolo i leader dei sei partiti ai quali, in un modo o nell’altro, fanno riferimento i cristiani libanesi, per cercare di trovare una soluzione al problema della elezione del prossimo presidente della Repubblica, cruciale per il futuro del Paese. Sembra questo, secondo fonti locali, l’obiettivo che sta perseguendo il nunzio Luigi Gatti, che in due giorni ha incontrato i maggiori esponenti dei diversi gruppi. Di fatto, la sua iniziativa fiancheggia quella del comitato voluto dal patriarca maronita Nasrallah Sfeir, che si è riunito ieri per la terza volta (nella foto). “Il comitato – afferma in proposito una dichiarazione diffusa ieri sera – ha trovato un accordo sulle caratteristiche del futuro presidente, basato sui termini indicati dal patriarca Sfeir e dai vescovi maroniti”.
 
Fonti citate da An-Nahar definiscono “cruciale” la riunione, che dovrebbe proseguire per i prossimi due giorni. con l’obiettivo, secondo L’Orient Le Jour, di eliminare dall’elenco dei candidati alla presidenza (dodici) coloro che “non rispondono ai requisiti” decisi ieri.
 
L’azione di mons. Gatti, che ha già incontrato Samir Geagea, Michel Aoun, Amin Gemayel e dovrebbe vedere presto Sleiman Franjieh, appare mirata da un lato ad evitare che prosegua una “insopportabile” campagna mediatica tra i leader cristiani, dall’altro ad esercitare una pressione morale sulle fazioni perché si arrivi, nel rispetto della democrazia e delle norme costituzionali, alla scelta di un presidente “forte”, che sia segno di unità e porti avanti quanto indicato dalle risoluzione dell’Onu. Il che, tra l’altro, vuol dire concreta istituzione del tribunale internazionale che dovrà giudicare i responsabili degli assassini politici avvenuti nel Paese - dall’ex premier Rafic Hariri in poi – e disarmo di tutte le milizie, compreso quindi Hezbollah.
 
L’attività che vede coinvolti i cristiani – tra i quali per prassi costituzionale va eletto il capo dello Stato – ha in parallelo incontri tra esponenti politici. Così, il Daily Star prevede che “nel giro di pochi giorni” ci sarà un colloquio tra Michel Aoun, candidato dell’opposizione e Saad Hariri, capo della maggioranza. Lo stesso quotidiano parla in proposito di “grandi attese”. Lo stesso Hariri si è visto con il presidente del Parlamento Nabih Berri, che, al termine dell’incontro, ha detto ad As-Safir: “Abbiamo 20 giorni di capitale importanza e riusciremo, dobbiamo riuscire”.
 
Torna a muoversi, infine,anche il quadro internazionale. All’appello lanciato nei giorni scorsi dal segretario dell’Onu per una elezione democratica, il ministro degli Esteri egiziano Ahmad Abu al-Gheit, che ha incontrato i suoi omologhi di alcuni Paesi europei, sarà domani a Beirut con alcune “idee”, mentre la Lega Araba ha annunciato l’invio di una propria delegazione di alto livello per il mese prossimo. (PD)