“Mini teocrazie” a Bogor e Padang
Si consegna il capo della setta “eretica”, Al Qiyadah. Si infiamma il dibattito in Indonesia: alcuni temono un’eccessiva influenza dei leader musulmani nella vita civile e denunciano l’esistenza di “mini teocrazie”. Le azioni della polizia non sono state precedute da decisioni delle autorità politiche e giudiziarie competenti.
Jakarta (AsiaNews) – Potrebbe essere processato per blasfemia il capo della setta musulmana giudicata “eretica” dal Consiglio indonesiano degli Ulema (MUI, il maggiore forum islamico). Ahmad Moshaddeq, capo della Al Qiyadah Al Islamiyah, si è consegnato alla polizia indonesiana, che lo ricercava dopo la fatwa emessa dal MUI. Ora è detenuto al quartier generale della polizia a Jakarta per aver infangato l’immagine dell’islam, spiega il capo dell’Unità per la sicurezza di Stato, Tornagogo Sihombing. Il caso ha acceso il dibattito pubblico in Indonesia e c’è chi parla di “mini teocrazie” nelle province di West Java e West Sumatra, dove le iniziative delle forze dell’ordine sembrano sottostare al volere dei leader religiosi, piuttosto che al potere politico o giudiziario.
 
Secondo le forze dell’ordine, la Al Qiyadah ha circa 41mila seguaci in tutto il Paese. La setta è considerata deviante dall’islam, perché non ritiene obbligatorio il pellegrinaggio alla Mecca, il digiuno e la preghiera 5 volte al giorno; Moshaddeq, inoltre, si autodefinisce il nuovo profeta, dopo Maometto.
 
Alla fatwa del MUI si sono aggiunte le condanne delle due organizzazioni musulmane più grandi del Paese, la Nahdatul Ulama (NU) e la Muhammadiyah. Dal canto suo il capo della polizia, Sutanto, ha avvertito che nella capitale non sarà tollerata la presenza di seguaci della setta eretica.
 
Da più parti si chiede al governo centrale di prendere provvedimenti duri e dichiarare illegale il gruppo smantellandone le strutture. Per ora, però, né il procuratore generale, né il presidente indonesiano si sono pronunciati a riguardo. Solo la sezione “Osservatori del credo della popolazione”, branca dell’Ufficio del Procuratore generale si è detta d’accordo a bandire il gruppo.
 
Le aggressioni di fanatici contro le sedi della Al Qiyadah a Bogor (West Java) e Padang (West Sumatra), e l’intervento della polizia che nei giorni scorsi ha arrestato una decina di leader della setta con il pretesto di “proteggerli così da attacchi”, hanno fatto parlare della nascita in queste zone di “mini teocrazie”. Sembra infatti che a Padang e Bogor – si legge in un blog indonesiano - i leader religiosi islamici siano più influenti delle autorità civili e perseguano una campagna per eliminare ogni deviazione dall’islam ortodosso. Spesso queste province sono teatro anche di azioni anti-cristiane. A confermare l’interesse della questione nell’opinione pubblica del più grande Paese musulmano al mondo, oggi il Jakarta Post ha indetto un sondaggio tra i lettori dal titolo “Un nuovo Profeta? Dite la vostra”.