Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Per fare i giocattoli di Natale della Disney, centinaia di operai nella fabbrica Tianyu Toys a Dongguan (Guangdong) sono costretti a lavorare fino a 16 ore al giorno, dalle 8 di mattina fino a oltre mezzanotte, ricevendo 3 yuan l’ora per lo straordinario, meno della metà del minimo di legge. Jenny Chan di Studenti e docenti contro le aziende scorrette, gruppo di Hong Kong per la tutela dei lavoratori, denuncia che a settembre gli operai hanno scioperato, ma sono solo riusciti ad avere un aumento a 3,5 yuan l’ora per gli straordinari. Il gruppo dice anche che molti operai ricevono salari mensili di appena 5-600 yuan (66-80 dollari).
La ditta respinge l’accusa e Alannah Gross, portavoce della Disney, si limita a promettere “accurati accertamenti”.
Grazie al basso costo della mano d’opera, in Cina sono prodotti la gran parte dei giocattoli mondiali. Ma ora gli operai chiedono migliori condizioni e sempre più ditte portano altrove la produzione. La ditta leader giapponese Tomy ha il 90% della sua produzione in Cina, ma l'1 novembre ha detto che vuole spostare altrove (forse in Vietnam e Thailandia) entro 3 anni almeno il 30% della produzione cinese.
Dopo gli scambi di denunce dell’estate tra la multinazionale Mattel (che ha ritirato dal mercato mondiale oltre 18 milioni di giochi accusando le fabbriche cinesi di non avere rispettato i requisiti di sicurezza) e le fabbriche cinesi (che hanno risposto che le carenze dipendevano soprattutto dai progetti della Mattel), resta alta l’attenzione mondiale sulla sicurezza dei giocattoli. Nei giorni scorsi la ditta Toys “R” Us Inc. ha richiamato circa 16mila giochi per l’uso di vernice con eccessiva quantità di piombo. Il 31 ottobre il governo del Guangdong ha revocato o sospeso la licenza di produzione a 764 fabbriche di giochi per “problemi sulla qualità” e ad altre 690 ha dato un termine “per rinnovare gli impianti e migliorare la qualità dei prodotti”.