Yahoo!, “pigmeo” di moralità, per aver aiutato Pechino nell’arresto del giornalista Shi Tao
Membri del Congresso americano hanno criticato con asprezza i capi del gigante di internet per aver passato informazioni al governo cinese, che ha causato l’arresto e la condanna a 10 anni del giornalista. All’audizione con i capi di Yahoo era presente la madre di Shi Tao.

Washington (AsiaNews) - Un “gigante tecnologico” e un “pigmeo” nella moralità: così alcuni parlamentari americani hanno definito Yahoo! per aver passato al governo cinese notizie sui suoi abbonati, che hanno portato all’arresto del giornalista Shi Tao, condannato lo scorso aprile a 10 anni di carcere per aver diffuso “segreti di stato”.

I deputati democratici e repubblicani del Comitato per gli Affari esteri hanno avuto ieri tre ore di colloquio con i capi della Yahoo!, Michael Callahan e Jerry Yang. Callaghan, consigliere generale del colosso di internet, era già stato ascoltato nel febbraio 2006 sul caso di Shi Tao. Ma il Comitato ha espresso dubbi sulla verità della sua deposizione. Callahan a suo tempo aveva dichiarato di aver passato le informazioni al governo cinese senza sapere i motivi. In realtà, diversi impiegati di Yahoo! hanno dimostrato che Callahan aveva ricevuto richiesta da parte di Pechino per “sospetti di diffusione di segreti di stato”.

Il democratico Tom Lantos ha definito “negligente ed inescusabile” il comportamento di Callahan.

Jerry Yang, capo dell’esecutivo di Yahoo! si è scusato dicendo che la loro ditta “ha sempre sostenuto la causa dei diritti umani”.

Lantos, il capo della commissione, ha detto che Yahoo! “pur essendo un gigante tecnologico e finanziario”, è “un pigmeo dal punto di vista morale”. Egli ha anche spinto i due capi a “supplicare il perdono” della madre di Shi Tao, presente nell’aula dell’audizione.

Shi Tao è stato condannato perché aveva diffuso a giornalisti stranieri un ordine del governo ai media cinesi di non parlare del 15° anniversario del massacro di Tiananmen nel 2004.

Il mese scorso il comitato Usa ha proposto una legge che vieta alle ditte di internet a cooperare con le autorità cinesi. La legge permetterebbe ai privati di citare in giudizio Yahoo!, Google e altre compagnie che passassero informazioni che violino la loro privacy.

Pechino ha leggi molto strette sull’uso di internet e censura ogni contenuto riguardante politica e problemi sociali.