Abbas ottiene da Olmert la liberazione di 441 palestinesi, ma non un documento comune
Fallita la trattativa per una dichiarazione condivisa da presentare alla conferenza di pace di Annapolis, l’attenzione è ora puntata su quali Paesi arabi vi parteciperanno ed a quale livello. Venerdì al Cairo si riunisce la Lega Araba.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – La liberazione di 441 palestinesi – Mahmoud Abbas, presidente dell’Anp ne aveva chiesti 2mila – un non impegnativo discorso sul congelare gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi, la promessa di andare ad Annapolis con l’intenzione di mandare avanti il processo di pace. E’ tutto quello che Abbas è riuscito ad ottenere ieri, nell’ultimo incontro previsto con il premier israeliano Ehud Olmert prima che si apra la conferenza di Annapolis, negli Usa, sulla pace tra israeliani e palestinesi, in programma per fine mese. Esclusa invece la possibilità che israeliani e palestinesi vi arrivino con un documento comune, che era il motivo principale della trattativa.
 
La questione sul tavolo, così, riguarda quali Paesi arabi saranno presenti ed a quale livello. A tale scopo lo stesso Olmert potrebbe incontrare il presidente egiziano Hosni Mubarak per rassicurarlo sulle intenzioni del suo Paese di andare alla conferenza con la disponibilità a concessioni. Dal canto loro i ministri degli Esteri della Lega araba – palestinesi compresi - si incontreranno venerdì al Cairo per decidere una posizione comune sulle richieste da avanzare, mentre ogni singolo Stato deciderà sulla propria partecipazione.
 
Ieri, fonti del Dipartimento di Stato Usa hanno sostenuto che gli Stati Uniti rivolgeranno inviti ad alcuni Paesi, che dovrebbero comprendere Egitto, Giordania, Arabia Saudita e Siria. Se dal Cairo si dà per certa la presenza del ministro degli Esteri e la partecipazione di Amman sembra fuori discussione, problemi vengono sia dal Damasco che da Riyadh. La Siria ha fatto sapere che sarà presente solo se si parlerà anche della restituzione delle Alture del Golan – zona strategica conquistata da Israele nella guerra del 1967e poi annessa – mentre l’Arabia Saudita ha più volte condizionato la sua presenza alla certezza che ad Annapolis si affronteranno veramente i problemi cruciali, a partire dalla creazione di uno Stato palestinese. Una questione a sé, per i sauditi, è posta dalla mancanza di relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico.
 
Al momento, comunque, non sembrano esserci grandi attese. Basta pensare che ieri il ministro palestinese dell’informazione Riad El Malki, ha annunciato che l’Anp chiederà ad Israele di riaprire le istituzioni palestinesi a Gerusalemme, secondo quanto prevedeva la fase uno dela vecchia Road Map.