Distrutto dal carcere preventivo, dissidente rinuncia all’appello
Guo Feixiong, noto dissidente cinese in detenzione preventiva da 14 mesi, ha deciso di rinunciare al processo di appello perché fisicamente e psicologicamente distrutto dal trattamento subito in carcere. Hu Jia denuncia: il governo vuole fare di lui un caso esemplare, per intimidire tutti gli altri dissidenti.
Pechino (AsiaNews) – Guo Feixiong, noto dissidente cinese in detenzione preventiva da 14 mesi, ha deciso di rinunciare al processo di appello contro la condanna a cinque anni di carcere emessa contro di lui la scorsa settimana. Lo hanno annunciato sua moglie ed il suo legale, che sottolineano come “il peso psicologico e fisico di questi 14 mesi lo ha distrutto del tutto”.
 
La Corte distrettuale della metropoli meridionale di Guangzhou ha condannato lo scorso 14 novembre Guo – noto anche come Yang Maodong, avvocato che ha sempre operato in difesa dei diritti umani – a cinque anni di galera e ad una multa di 40mila yuan (circa 4mila euro) perché “ha condotto affari illegali”. L’affare illegale di cui è stato riconosciuto colpevole è in realtà un giornale, il Shenyang Political Earthquake [il “Terremoto politico di Shenyang” ndr], pubblicato dall’attivista, che ha più volte denunciato la corruzione dei quadri comunisti della provincia del Liaoning.
 
Il processo contro l’attivista è iniziato il 9 luglio scorso, ma la Corte ha chiesto diversi mesi di proroga per “trovare prove” contro di lui. Secondo la legge cinese, un procedimento non può durare più di sei settimane.
 
Yang è in carcere sin dal settembre del 2006. L’avvocato è noto per aver offerto aiuto legale gratuito agli abitanti del piccolo villaggio di Taishi, vicino alla città di Yuwotou, nel Guangdong meridionale. Questo paese, di circa 2mila abitanti, è divenuto famoso in Cina e nel mondo per le proteste nate alla fine dell'aprile 2005, quando Chen Jinsheng, alto dirigente del Partito comunista, viene rieletto capo villaggio - carica simile a quella di sindaco - nonostante le accuse di appropriazione indebita e malversazione mosse contro di lui dagli abitanti. Il 28 luglio una petizione al governo locale denuncia brogli elettorali, ls gente del villaggio accusa Chen di appropriazione di denaro pubblico e ne chiede la rimozione.
 
Il 29 luglio inizia una protesta pacifica, con scioperi della fame e blocchi stradali. Nei tre mesi successivi le autorità locali fanno intervenire la pubblica sicurezza che spara con cannoni ad acqua contro la folla ed arresta i dimostranti. Vengono pagati sicari che percuotono gli attivisti, i legali e i reporter stranieri. Le autorità rigettano la petizione, poi annunciano che è stata accolta, ma subito dopo comunicano che la protesta è finita.
 
Mo Shaoping, il suo avvocato, dice: “Guo mi ha detto di essere molto provato da questa vita di incertezze, e non crede di poter reggere ancora il regime imposto dal carcere preventivo. Ha preso questa decisione non perché ammette la sua colpa, ma soltanto per protesta contro il sistema legale cinese”.
 
Secondo l’attivista Hu Jia, “questo modo di trattare il caso Guo serve da avvertimento per gli altri dissidenti. Lo hanno costretto a subire tutto questo perché è molto amico dell’avvocato Gao Zhisheng, anche lui in carcere, e perché si è permesso di difendere i contadini di Taishi. Le autorità vogliono dare una lezione a tutti gli attivisti”.