Pyongyang, riprendono le esecuzioni pubbliche
Secondo un’organizzazione sudcoreana che opera per il rispetto dei diritti umani nella parte nord della penisola, la settimana scorsa oltre 150mila persone sono state costrette ad assistere alla fucilazione di un industriale colpevole di “aver telefonato all’estero”. Nella calca creatasi all’uscita, muoiono altre sei persone.
Seoul (AsiaNews) – Dopo un bando di oltre sette anni, la Corea del Nord ha ripreso le esecuzioni pubbliche. Fra i primi condannati, il direttore di una fabbrica ucciso perché “ha telefonato all’estero”. Lo denuncia “Good Friends”, organizzazione sudcoreana che opera per il rispetto dei diritti umani nella parte nord della penisola.
 
Secondo un comunicato emesso ieri, la settimana scorsa il governo nordcoreano ha costretto oltre 150mila persone a riunirsi dentro uno stadio della capitale. Qui, il direttore della fabbrica è stato fucilato, mentre altre sei persone sono morte durante la ressa che si è creata all’uscita dalla struttura.
 
Pyongyang ha inoltre fucilato in pubblico quattro tra esponenti del Partito ed industriali, colpevoli di non aver eseguito gli ordini centrali. Fino ad oggi, tuttavia, i quadri dirigenziali condannati venivano uccisi all’interno delle galere, per una sorta di rispetto al loro precedente ruolo.
 
Gli autori del comunicato sottolineano che, dal 2000, le critiche internazionali avevano costretto Pyongyang ad eliminare le esecuzioni pubbliche, ma che queste sono riprese per ricordare alla popolazione il potere assoluto del governo.
 
Da parte sua, Pyongyang continua a dire che “non ha mai violato i diritti umani della sua popolazione”, ma non consente ad alcun osservatore internazionale di visitare le carceri o i numerosi campi di lavoro forzato dove, secondo alcune stime, vivono in condizioni disumane circa 150mila detenuti.