Il governo chiude la moschea Djuma: diventerà un museo di tappeti

Baku (AsiaNews) – Dopo mesi di minacce, nei giorni scorsi le autorità azere hanno fatto allontanare con la forza 700 fedeli sciiti riuniti nella moschea Djuma, nel centro storico di Baku. Molti dei presenti hanno affermato che si è trattato di "un ritorno alle pratiche sovietiche". La moschea Djuma è una delle più antiche dell'ex Unione Sovietica: la sua costruzione risale al VII sec. Il governo azero vuole trasformarla in museo di tappeti.

La determinazione delle autorità azere nel chiudere questo importante luogo islamico risale all'indomani delle elezioni presidenziali del 15 ottobre scorso. Il presidente Heydar Aliev aveva allora annunciato la successione dinastica al figlio Ilham, divenuto poi capo di stato. Brogli elettorali erano stati denunciati da osservatori internazionali. L'elezione di Aliev figlio aveva suscitato una vasta protesta dell'opposizione e degli attivisti dei diritti umani. La contestazione ha scatenato una violenta repressione con oltre 1000 persone arrestate, tra cui anche l'imam della moschea Djuma, Ilgar Ibrahimoglu, era stato arrestato e poi rilasciato. Conosciuto per le sue posizioni moderate, Ibrahimoglu è da molto tempo vicino agli attivisti civili. È un noto difensore della libertà religiosa ed è un fermo oppositore del regime di Aliev.

Dall'inizio dell'anno, le autorità azere giustificano la chiusura della moschea di Djuma poiché sarebbe occupata "illegalmente" dal 1992. Un mero pretesto, reso palese dalla dichiarazione di Rafik Aliyev, presidente del Comitato statale per le relazioni con le organizzazioni religiose. Alla domanda perché ci sono voluti 12 anni per agire contro l'imam Ibrahimoglu, Aliyev ha dichiarato: "Non si può essere un capo politico e allo stesso tempo un leader religioso". (FC)