Pechino alla conquista del carbone estero
Anche se ha la terza riserva mondiale di carbone, la Cina teme che non le basti. Esperti: il carbone sarà la principale fonte energetica del Paese almeno fino al 2020. Ora sempre più ditte cercano di entrare nei mercati di Australia e Indonesia.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Pechino sosterrà le compagnie carbonifere negli investimenti all’estero, per rilevare ditte e miniere e assicurarsi così l’energia necessaria per lo sviluppo economico, ha detto ieri la Commissione nazionale per la riforma e lo sviluppo.

Gli esperti dicono che il carbone resterà la principale risorsa energetica della Cina almeno fino al 2020. Questo rende Pechino vulnerabile ai recenti ripetuti aumenti del costo del carbone, nonostante ne abbia la terza maggior riserva mondiale, pari a 114,5 miliardi di tonnellate, il 12,6% mondiale alla fine del 2006. Ma la sua quota pro capite è soltanto il 60% di quella mondiale e, sempre su base pro capite, per le riserve di petrolio ha una quota del 10% rispetto a quella mondiale e per il gas è appena il 5%.

Tra la compagnie  leader, solo la Yanzhou Coal Mining ha finora svolto importanti investimenti all’estero, comprando il 90% delle azioni della miniera Austar nel Queensland in Australia nel 2004. Ha speso oltre 1,5 miliardi di yuan per ripristinare la miniera, distrutta da un incendio.

La China Shenhua Energy, maggior produttrice di carbone del Paese, da 3 anni vuole costituire un consorzio per il carbone in Mongolia, ma ha subito ritardi per i frequenti cambiamenti politici del Paese. Ora cerca di comprare industrie e miniere in Indonesia a Australia, principali esportatori della zona. Anche la China Coal Energy, numero due del settore, vuole entrare nel mercato di questi due Paesi.