Le nazioni del Pacifico per salvare le riserve di tonno
Sotto accusa la pesca a strascico di navi giapponesi, coreane, taiwanesi. É necessario ridurre la pesca per ripopolare l’oceano. Ma l’economia è già in cattivo stato.

Wellington (AsiaNews/Agenzie) – Rappresentanti di 40 nazioni del Pacifico centrale e occidentale sono radunati per 5 giorni a Guam, a partire da ieri, per cercare di salvare le riserve di tonno dell’oceano, sottoposte a grande sfruttamento.

Il tonno è un elemento pregiato per il sashimi giapponese [piatto a base di pesce crudo – ndr] ed è anche una fonte poco costosa di proteine: lo scatolame di tonno è fra i prodotti più comuni sulla terra. Ma le riserve di questo pesce stanno diminuendo ovunque e ciò preoccupa la Commissione per la pesca del Pacifico centrale e occidentale perchè non pochi Paesi dell’area hanno la pesca del tonno come loro maggiore risorsa economica.

L’incontro vuole giungere a porre alcuni limiti alla pesca. La Commissione ritiene che le specie più a rischio sono quelle del tonno a “pinna gialla” e  “obeso”. Secondo gli studi, per permettere la riproduzione e la ripopolazione dell’oceano, occorre diminuire del 25% la pesca dello “obeso” e del 10% quella del “pinna gialla”.

Il problema è che anche nella pesca di specie meno  rare – come quello a pinne raggiate (il tonnetto striato, Katsuwonus pelamis) – si va anche a pescare le altre due specie. Sotto accusa sono grandi pescherecci computerizzati, con reti a strascico, provenienti da Giappone, Taiwan e Sudcorea. I pescherecci di questo tipo pescano almeno il 70% del tonno nell’area. Secondo Greenpeace, presente all’incontro di Guam, la pesca dovrebbe essere ridotta del 50%. Tale riduzione rischi di creare una crisi economica ancora maggiore in un settore, come quello della pesca, già molto provato.