L’avvocato della “ragazza di Qatif” davanti ad una commissione di disciplina
Il legale della giovane violentata dovrà rispondere dell’accusa di aver distorto gli aspetti legali della vicenda attraverso i media e di aver danneggiato il Paese. Intanto si parla di una revisione del processo alla donna: accusata anche di adulterio, rischia la pena di morte.
Riyadh (AsiaNews) – Udienza a porte chiuse, oggi a Riyadh, per l’azione disciplinare contro Abdul Rahman Al-Lahem, avvocato della “ragazza di Qatif”, la giovane saudita violentata e condannata da un tribunale a 200 frustate e sei mesi di prigione, perché era in automobile con un “non-parente”.
 
I tre componenti della commissione disciplinare del Ministero della giustizia – due giudici ed un avvocato – esamineranno l’accusa contro il legale, che è anche un attivista per i diritti umani, di “aver distorto gli aspetti legali attraverso i media, per ingenerare confusione nel processo, danneggiando il Paese”, secondo quanto afferma la citazione, della quale Arab News ha avuto copia.
 
Per le accuse che oggi gli verranno contestate, il 14 novembre, l’avvocato si era visto ritirare il permesso di esercitare la professione. La decisione era stata presa dal giudice Saad Al-Mohanna, della corte di Qatif, davanti alla quale si discuteva il caso della diciannovenne sequestrata e violentata. Lo stesso giudice ora fa parte della commissione disciplinare.
 
Al-Lahem ha annunciato che non andrà davanti alla commissione e che, tramite il suo legale, contesterà la decisione del giudice di revocargli il permesse, sostenendo che si tratta di una decisione che può essere presa solo dalla commissione disciplinare.
 
Il caso della ragazza ha suscitato reazioni scandalizzate in tutto il mondo, compresi alcuni Paesi islamici. Nei giorni scorsi, le autorità saudite hanno replicato duramente. Il Ministero saudita della giustizia in una dichiarazione ufficiale ha sostenuto che la giovane è un adultera ed ha “provocato l’attacco” dei suoi violentatori perché, secondo la loro testimonianza, era “in una condizione indecente”. Da parte sua, il Ministro degli esteri ha annunciato che il caso verrà nuovamente esaminato, anche sotto il profilo dell’adulterio, per il quale, teoricamente, la “ragazza di Qatif” rischia la pena di morte.