Cina e Usa: proseguire collaborazione economica e combattere il protezionismo
Il terzo round di “dialogo economico strategico” termina con dichiarazioni di ottima volontà e accordi su temi importanti, ma minori, come alimenti e giocattoli. Si discute poco di valuta e disavanzo commerciale, ma Pechino mostra “aperture” sullo yuan. Un’ampia collaborazione su risparmio e sicurezza energetica.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – I due giorni di “dialogo economico strategico” tra Cina e Stati Uniti si sono oggi conclusi con la convinzione comune che occorre proseguire i colloqui e aumentare la collaborazione, oltre che con accordi “minori”, sulla sicurezza di alimenti e prodotti e sull’apertura della Cina ai servizi finanziari esteri. Il Segretario Usa al Tesoro Henry Paulson conferma “il reciproco riconoscimento che occorre combattere il nazionalismo economico e il protezionismo” e invita tutti, anche la Cina, a “resistere ai tentativi di ridurre la trasparenza o aumentare gli ostacoli [legali] per proteggere le industrie domestiche”. La vicepremier “signora di ferro” cinese Wu Yi ammonisce che “la storia delle relazioni commerciali Cina-Stati Uniti ha ripetutamente mostrato che sono il dialogo e la consultazione che fanno migliorare i rapporti, non l’opposizione e il puntare-il-dito”, ma aggiunge che ci sono stati “risultati soddisfacenti”. Memento che appare rivolto anzitutto alle rispettive nazioni, specie agli Usa dove cresce la critica per la scarsità di risultati immediati di questi incontri semestrali, istituiti nel settembre 2006.

Anche sui punti più scottanti ci sono iniziali aperture: Chen Deming, recente viceministro al Commercio e ritenuto probabile prossimo ministro, notoriamente contrario al rafforzamento dello yuan, ha detto ieri che Pechino “non si oppone a una rivalutazione dello yuan” ma “non può permettersi” che avvenga “in modo troppo veloce e irragionevole”. Ha però definito “inappropriato” collegare la questione al desiderio Usa di una riduzione del disavanzo commerciale - che a novembre è stato di 238,13 miliardi di dollari a favore di Pechino - e ritiene che gli economici prodotti cinesi abbiano beneficiato i consumatori Usa.

A sua volta Paulson  ha inquadrato il problema in uno scenario globale, osservando che “un cambio più flessibile” (quindi, un più rapido apprezzamento dello yuan) e una maggior apertura ai servizi finanziari esteri sono “cruciali” per la stabilità macroeconomica della Cina e la crescente interdipendenza tra le due economie, anche considerato che “il commercio, che è stato un’importanza fonte di stabilità nei rapporti Usa-Cina, è di recente diventato una ragione di tensioni”.

Intanto sono stati conclusi accordi sulla sicurezza di alimenti e giocattoli, che saranno conformati agli standard Usa, e si è deciso di consentire una maggior apertura del mercato finanziario cinese (ma con modalità da definire). C’è pure “l’accordo di portare avanti un’ampia collaborazione per 10 anni” in materia di efficienza e sicurezza energetica, compreso l’utilizzo di energia “pulita”.

Significativo appare anche l’elevato numero di funzionari al seguito di Paulson e Wu: come a voler favorire la massima ricerca di dialogo su ogni aspetto privilegiando gli aspetti “tecnici”.

Il prossimo incontro sarà a giugno a Washington.

Ma se i due Stati si predispongono alla pazienza, permangono accese critiche interne: oggi Susan Schwab, delegata Usa al Commercio, ha indicato l’agenzia statale cinese Xinhua come esempio di “concorrenza sleale”: si fa pagare dalle agenzie estere licenze annuali per consentire loro di distribuire notizie in Cina, svolge  su di loro un’opera di controllo e censura, ma compete con loro nella vendita di informazioni, così da essere al contempo “controllore e competitore”. (PB)