Calano in borsa i titoli immobiliari e finanziari
Gli investitori temono interventi del governo in questi settori, per combattere la crescente inflazione. Cresce il dibattito su cosa farà Pechino: l’annunciata diminuzione del prestito bancario rischia di togliere la necessaria liquidità alle piccole imprese, motore dell’economia. Esperti suggeriscono di aumentare i salari.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Forte ribasso ieri dei titoli azionari immobiliari e finanziari, dopo che il governo ha annunciato prossime misure antinflazione. Nel Paese cresce il dibattito su come contenerla e c’è grande incertezza su cosa farà Pechino.

Alla borsa di Shanghai l’indice Hang Seng ha perso il 3,51%, ma i titoli immobiliari hanno avuto ribassi molto maggiori sia a Shanghai che a Shenzhen. Alla borsa di Hong Kong hanno perduto il 6,11%, specie per la corsa alla cessione di titoli immobiliari della Grande Cina.

La China Vanke, prima impresa costruttrice del Paese, ha perso il 9,52% e il Poly Real Estate Group il 6,82%. Gli investitori temono nuovi aumenti dei tassi di interesse sui finanziamenti e, soprattutto, decise misure per fermare la speculazione immobiliare. A Shenzhen le vendite immobiliari sono scese del 70% rispetto al picco di giugno e si stima abbiano chiuso circa il 10% delle 30mila agenzie immobiliari della città.

Perdite analoghe per i titoli finanziari. In Cina l’inflazione cresce da anni: a novembre l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 6,9%, record dal 1996. Gli interventi del governo –quali i ripetuti aumenti dei tassi di interesse sui prestiti e delle riserve monetarie obbligatorie delle banche- non l’hanno fermata e si discute cosa farà Pechino, che per ridurre il denaro circolante annuncia restrizioni ai finanziamenti bancari per le imprese.

Su questa ipotesi Wu Xiaoling, vicegovernatore della centrale Banca di Cina, commenta che non colpirebbe le grandi aziende –che ottengono capitale anche da altre fonti, come il mercato azionario- ma toglierebbe la necessaria liquidità alle piccole imprese, motore dell’economia e creatrici della gran parte dei posti di lavoro. Sono il 99% delle ditte registrate e producono il 60% del Prodotto interno.

Anche Liu Shiyu, a sua volta vicegovernatore della banca centrale, concorda che occorre non penalizzare il credito finalizzato allo sviluppo agricolo, all’innovazione delle piccole imprese e all’acquisto della casa: settori che non hanno accesso a finanziamenti diversi dal prestito bancario.

Il timore degli esperti è che un forte declino dei finanziamenti bancari, piuttosto che fermare l’inflazione, “generi – ipotizza Xia Bin, esperto economico del Consiglio di Stato -  gravi contraccolpi sull’economia reale”, la cui crescita è favorita da questi finanziamenti: nei primi 11 mesi del 2007 ci sono stati 3,58 trilioni di yuan di nuovi prestiti (circa 484,5 miliardi di dollari), ma con la nuova politica finanziaria ci sono stati  “appena” 87,4 miliardi di yuan di nuovi prestiti a novembre, contro i 302,9 miliardi di agosto.

Altri esperti notano che i prestiti bancari alle piccole imprese sono appena il 14% del totale e propongono di aumentare i salari di impiegati e operai, spesso mantenuti a un livello minimo per favorire gli investimenti esteri. Ciò farebbe crescere il consumo interno, assorbendo la produzione che sarebbe meno dipendente dalle esportazioni in Stati Uniti ed Europa, Paesi che ora minacciano misure protezioniste.

I bassi stipendi dei funzionari pubblici, inferiori di molte volte al settore privato, sono considerati causa della diffusa corruzione e dell’inefficienza. Decine di milioni di operai migranti, poi, sono rimasti esclusi dai benefici della crescita economica e le loro misere condizioni economiche sono ragione di frequenti proteste di massa. (PB)