Shanghai (AsiaNews) – Con una lettera pastorale natalizia, mons. Aloysius Jin Luxian ha dato inizio alle celebrazioni per i 400 anni della fede cattolica a Shanghai. Egli chiede a tutti fedeli della diocesi di rinnovarsi spiritualmente per “non deludere” Benedetto XVI che nella sua Lettera ai fedeli cinesi, ha invitato i cattolici a fare del 24 maggio - festa del santuario di Nostra Signora di Sheshan, che si trova nel territorio della diocesi - una Giornata di preghiera universale per la Chiesa e per la Cina.
La lettera pastorale, pubblicata il 24 dicembre scorso, inizia con alcuni dati sulla storia del cattolicesimo a Shanghai.
Tutto è nato dalla conversione e dal battesimo di Paolo Xu Guangqi, un mandarino di Shanghai a servizio dell’imperatore a Pechino. Lì egli diviene amico del gesuita Matteo Ricci e riceve il battesimo. Nel 1608, Paolo Xu ritorna a Shanghai per i funerali di suo padre e invita un altro gesuita italiano, p Lazzaro Cattaneo, che converte e battezza tutta la famiglia Xu e altre 200, costituendo così il primo nucleo della Chiesa di Shanghai.
Mons. Jin ricorda un altro gesuita italiano, p. Francesco Brancati, che nel 1639 ha battezzato altre 2300 persone, sepolto nel cimitero cattolico di Shanghai. Il cimitero e le tombe di molti missionari vennero dissacrate durante la Rivoluzione culturale (1966-1976).
Il vescovo chiede ai fedeli di “non dimenticare i missionari” perché essi hanno dato un grande contributo alla cultura cinese nell’arte, la scienza, l’astronomia, la medicina. Grazie ai gesuiti e ad altri missionari Shanghai godette di molte scuole avanzate, università, biblioteca, galleria d’arte, osservatorio astronomico e meteorologico, ospedali dove si praticava la medicina moderna.
Scostandosi dall’interpretazione ufficiale comunista – che accusa i missionari di essere solo degli agenti del colonialismo occidentale - Mons. Jin sottolinea che già 400 anni fa i missionari praticavano l’inculturazione, valorizzando i laici nell’organizzazione e nell’evangelizzazione del territorio.
Nella seconda parte della lettera, il vescovo dà alcune linee programmatiche per rendere più viva l’evangelizzazione della diocesi. “L’evangelizzazione è un impegno per tutti i cattolici”, egli dice e chiede a tutti i fedeli di abbracciarla, superando la riduzione sacramentalista o puramente caritativa. Mons. Jin afferma che dal 1949, dalla presa di potere di Mao Zedong, a oggi i cattolici di Shanghai sono passati da 100 mila a 150mila. Ma egli fa notare che le chiese protestanti sono cresciute da 30 mila a più di 200 mila.
In un mondo cinese dove l’interesse per la religione e per il cristianesimo è cresciuto, i cattolici devono trovare ogni mezzo per testimoniare la loro fede: le chiese devono rimanere aperte per tutto il giorno (di solito in Cina le chiese sono tenute aperte solo al momento delle funzioni liturgiche- ndr); si devono accogliere i visitatori e condividere con loro la fede; i sacerdoti devono lavorare ancora di più evitando di sprecare tempo davanti alla televisione o al computer con internet.
Infine, mons. Jin parla della Lettera del papa ai fedeli della Chiesa in Cina e della Giornata di preghiera che Benedetto XVI suggerisce di tenere in tutto il mondo il 24 maggio di ogni anno, festa di Maria ausiliatrice e festa della Madonna di Sheshan. “Come cattolici di Shanghai [Sheshan si trova a circa 30 km a sud-ovest di Shanghai – ndr] ci sentiamo onorati. Noi ringraziamo il papa, ma dobbiamo sentirci sotto pressione”. Il vescovo prevede che quest’anno, a causa dell’indicazione del pontefice, vi saranno decine di migliaia di pellegrini al santuario, provenienti da tutta la Cina e anche dall’estero. Ciò implica un maggior impegno da parte dei fedeli nell’accoglienza e nell’ospitalità.
Il vescovo ricorda che fu mons. Celso Costantini, primo delegato vaticano in Cina, a consacrare il Paese a Nostra Signora di Sheshan nel 1924, dopo il primo sinodo dei vescovi cattolici, tenuto proprio a Shanghai.
Chiedendo più impegno e preghiera, mons. Jin conforta infine i suoi fedeli dicendo di essere sicuro che “non deluderemo il Santo Padre”.