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Papa: restano “fragili” la sicurezza e la stabilità del mondo
Molte le preoccupazioni per il continente asiatico nel discorso di Benedetto XVI agli ambasciatori: dal Medio Oriente al Myanmar, dal Pakistan allo Sri Lanka. La pace esige il rispetto della libertà dell’uomo e dei suoi diritti, fondati nella legge naturale, a partire da quelli alla vita ed alla libertà religiosa. L’auspicio che la moratoria sulla pena di morte “stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita umana”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - La sicurezza e la stabilità del mondo “permangono fragili”. Più ombre che luci nello sguardo di Benedetto XVI sulla situazione mondiale, oggetto tradizionale dell’incontro di inizio anno del Papa con gli ambasciatori dei 176 Stati accreditati presso la Santa Sede, svoltosi questa mattina nella Sala Regia del Palazzo apostolico. Le tante situazioni difficili, quando non drammatiche, che Benedetto XVI ha indicato, richiedono, a suo avviso, la presa di coscienza della comune responsabilità delle nazioni per la libertà e i diritti dell’uomo, che possono essere tutelati attraverso iniziative di dialogo, ma che esigono il rispetto della diritto naturale, “dato dal Creatore”, e nel suo ambito, del rispetto per la vita umana. Perché “la pace non può essere una semplice parola o un'aspirazione illusoria. La pace è un impegno e un modo di vita che esige che si soddisfino le legittime attese di tutti, come l'accesso al cibo, all'acqua e all'energia, alla medicina e alla tecnologia, come pure il controllo dei cambiamenti climatici”.
I drammi dell'Asia
E’ lungo e particolareggiato l’esame della situazione mondiale fatto dal Papa e ci sono tanti Paesi asiatici tra quelli oggetto della sua preoccupazione. “La preoccupazione della comunità internazionale – ha detto in proposito il Papa - continua ad essere viva per il Medio Oriente. Sono lieto che la Conferenza di Annapolis abbia manifestato segni sulla via dell'abbandono del ricorso a soluzioni parziali o unilaterali a favore di un approccio globale, rispettoso dei diritti e degli interessi dei popoli della regione. Faccio appello, ancora una volta, ad Israeliani e Palestinesi, affinché concentrino le proprie energie per l'applicazione degli impegni presi in quella occasione e non fermino il processo felicemente rimesso in moto. Invito inoltre la comunità internazionale a sostenere questi due popoli con convinzione e comprensione per le sofferenze e i timori di entrambi”.
“Come non essere vicini – ha proseguito - al Libano, nelle prove e violenze che continuano a scuotere questo caro Paese? Formulo voti che i Libanesi possano decidere liberamente del loro futuro e chiedo al Signore di illuminarli, a cominciare dai responsabili della vita pubblica affinché, mettendo da parte gli interessi particolari, siano pronti ad impegnarsi sul cammino del dialogo e della riconciliazione. Solo in questa maniera il Paese potrà progredire nella stabilità ed essere nuovamente un esempio di convivialità fra le comunità. Anche in Iraq la riconciliazione è una urgenza! Attualmente gli attentati terroristici, le minacce e le violenze continuano, in particolare contro la comunità cristiana, e le notizie giunte ieri confermano la nostra preoccupazione; è evidente che resta da tagliare il nodo di alcune questioni politiche. In tale quadro, una riforma costituzionale appropriata dovrà salvaguardare il diritti delle minoranze. Sono necessari importanti aiuti umanitari per le popolazioni toccate dalla guerra; penso particolarmente agli sfollati all'interno del Paese e ai rifugiati all'estero, fra i quali si trovano numerosi cristiani. Invito la comunità internazionale a mostrarsi generosa verso di loro e verso i Paesi dove trovano rifugio, le capacità di accoglienza dei quali sono messi a dura prova”.
“Desidero anche esprimere il mio incoraggiamento affinché si continui a perseguire senza sosta la via della diplomazia per risolvere la questione del programma nucleare iraniano, negoziando in buona fede, adottando misure destinate ad aumentare la trasparenza e la confidenza reciproca, e tenendo sempre conto degli autentici bisogni dei popoli e del bene comune della famiglia umana”.
“Allargando il nostro sguardo all'intero continente asiatico, vorrei attirare la vostra attenzione sua qualche altra situazione di crisi. Sul Pakistan, in primo luogo, che è stato duramente colpito dalla violenza negli ultimi mesi. Mi auguro che tutte le forze politiche e sociali si impegnino nella costruzione di una società pacifica, che rispetti i diritti di tutti. In Afghanistan alla violenza si aggiungono altri gravi problemi sociali, come la produzione di droga; è necessario offrire ancor più sostegni agli sforzi di sviluppo e si dovrebbe operare ancor più intensamente per edificare un avvenire sereno. Nello Sri Lanka non è più possibile rinviare a un dopo degli sforzi decisivi per dar rimedio alle immense sofferenze causate dal conflitto in corso. E io chiedo al Signore che in Myanmar, con il sostegno della comunità internazionale, si apra una stagione di dialogo fra il governo e l'opposizione, che assicuri un vero rispetto di tutti i diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali”.
Non solo Asia, naturalmente, nelle preoccupazioni del Papa. Ci sono l’Africa, dal Darfur ai Grandi Laghi, dal Kenya alla Somalia, l’America, da Cuba al Perù e la stessa Europa, con il Kosovo e l’auspicio del progresso del cammino della costruzione della “casa” europea.
La tutela della vita e della libertà religiosa
Ad essere a rischio, in ogni caso, è la libertà dell’uomo, intesa nel suo senso più alto, ma anche in quello della liberazione dai vincoli e dalle sofferenze imposti da un ineguale ed ingiusto sviluppo. Di qui l’esortazione di Benedetto XVI ad una “presa di coscienza” della comunità internazionale e il suo sostegno alle iniziative di dialogo interculturale e interreligioso. “Tali iniziative – ha sottolineato - sono sempre più numerose e possono stimolare la collaborazione su temi di interesse reciproco, come la dignità della persona umana, la ricerca del bene comune, la costruzione della pace e lo sviluppo”. Tra esse, il Papa ha positivamente sottolineato la lettera inviatagli dai 138 studiosi musulmani.
Ma la riflessione sulla tutela dei diritti dell’uomo, nel discorso di Benedetto XVI, non può prescindere da due questioni fondamentali, il diritto alla vita – che subisce “attacchi continui in tutti i Continenti” - e quello alla libertà religiosa, “esigenza inalienabile della dignità di ogni uomo e pietra angolare nell'edificio dei diritti umani”. Per il primo, egli si rallegra "che lo scorso 18 dicembre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite abbia adottato una risoluzione chiamando gli Stati ad istituire una moratoria sull'applicazione della pena di morte ed io faccio voti che tale iniziativa stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita umana”. Per la libertà di religione, “vi sono molti luoghi nei quali essa non può esercitarsi pienamente. La Santa Sede la difende e ne domanda il rispetto per tutti. Essa è preoccupata per le discriminazioni contro i cristiani e contro i seguaci di altre religioni”.
Impegno internazionale per la sicurezza
L’ultima esortazione alla Comunità internazionale è per “un impegno globale a favore della sicurezza. Uno sforzo congiunto da parte degli Stati per applicare tutti gli obblighi sottoscritti e per impedire l'accesso dei terroristi alle armi di distruzione di massa rinforzerebbe, senza alcun dubbio, il regime di non proliferazione nucleare e lo renderebbe più efficace”. Esplicito il riferimento all'accordo “per lo smantellamento del programma di armamento nucleare in Corea del Nord”, seguito da un incoraggiamento per “l'adozione di misure appropriate per la riduzione degli armamenti di tipo classico, e per affrontare il problema umanitario posto dalle munizioni a grappolo”.
Facendo gli auguri per il nuovo anno agli ambasciatori e ai popoli che essi rappresentano, il papa sottolinea la “profonda” convinzione “che l'umanità costituisca una famiglia”, come sottolineato dal suo Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale della Pace di quest'anno.