Funerali di Stato e lutto nazionale per l’ex dittatore Suharto
Si sono svolti oggi a Solo le esequie del controverso ex presidente indonesiano. Migliaia di persone segiuono la funzione. Susilo chiede alla popolazione “rispetto” per un uomo che ha reso un “grande servizio” alla nazione. L’elite politica nazionale tace sui gravi reati di cui è accusato l’ex dittatore, che è sempre riuscito a non presentarsi in tribunale.
Jakarta (AsiaNews) – Una settimana di lutto nazionale e bandiere a mezz’asta per l’uomo che ha tenuto per 32 anni l’Indonesia sotto dittatura militare. È il “saluto” deciso dalle autorità all’ex capo di Stato Suharto, morto ieri all’ospedale Pertamina di Jakarta, dove era ricoverato da tre settimane. Il presidente  Susilo Bambang Yudhoyono, presente oggi in prima fila ai funerali di Stato, ha chiesto alla popolazione di mostrare “rispetto” all’uomo che ha reso “grande servizio” alla nazione. E in migliaia hanno affollato le strade di Solo, provincia di Java centrale, per assistere alle esequie del politico svolte nel mausoleo di famiglia.
 
La morte dell’uomo, che ordinò nel 1975 l’invasione di Timor est e sul cui capo pendevano accuse di corruzione e appropriazione indebita per ingenti somme di denaro, ha visto unanimi molti leader locali e regionali nel riconoscere il valore politico di Suharto: ha portato l’Indonesia nell'organizzazione delle Nazioni Unite; ha normalizzato i rapporti con la Malaysia, alla quale Sukarno , il predecessore, aveva dichiarato guerra per il controllo del Borneo; favorì l’integrazione dell’Indonesia nell'Associazione dei Paesi del Sud-est asiatico(Asean) e attrasse investimenti stranieri, determinando lo sviluppo economico del vasto arcipelago. Ma Suharo, 86 anni, lascia una più pesante eredità, con la quale l’Indonesia sembra non voglia fare i conti. L’ex presidente ha sfruttato la crescita del Paese per arricchire la propria famiglia e i suoi collaboratori attraverso una serie di monopoli statali, sussidi e meccanismi illeciti. Nel 2000, due anni dopo essere stato costretto alle dimissioni, è finito sotto inchiesta per aver sottratto fondi statali per 600 milioni di dollari (407 milioni di euro); il procedimento a suo carico è stato sospeso, a causa del suo “stato di salute”. Non è mai stato processato neppure per le violazioni dei diritti umani e abusi commessi mentre era al potere e di cui è ritenuto il mandante.
 
Una buona parte dell’elite politica indonesiana premeva perché a Suharto fosse concesso il “perdono” per motivi umanitari. Secondo analisti il generale atteggiamento di compassione ed esaltazione di questa figura, che ha accompagnato le sue ultime settimane di vita, dimostra l’esistenza di forti interessi ai vertici del Paese a non volersi confrontare con un passato ancora troppo attuale. Gli esperti evidenziano problemi profondi che anche il nuovo assetto più democratico non è riuscito in 10 anni a risolvere: la corruzione capillare; lo strapotere dell’esercito, che uscito dalla vita pubblica, continua a gestire i suoi interessi, senza il controllo di nessun organo civile; l’interferenza della politica nella sistema giudiziario e i conseguenti fallimenti di questo nel proteggere i diritti dei cittadini comuni.