Serrato confronto sul divieto del velo a scuola
Il confronto tra favorevoli e contrari coinvolge l’intero Paese. Pur maggioritari in Parlamento, i favorevoli all’abolizione temono che la Corte costituzionale blocchi un provvedimento in contrasto con la “immodificabile” laicità dello Stato.
Ankara (AsiaNews) – Non si ferma in Turchia il dibattito – popolare, oltre che politico - sull’abolizione del divieto di indossare il velo islamico nelle scuole e nelle università sul quale, secondo alcuni sondaggi concorda l’80% della popolazione. L’accordo raggiunto lunedì tra il partito di maggioranza del premier Recep Tayyp Erdogan, l’AKP, ed il nazionalista Partito di azione nazionale (MHP), se garantisce il quorum necessario per emendare il divieto costituzionale non è riuscito a fermare i contrasti, né è garantire che l’eventuale modifica divenga esecutiva. Da più parti, infatti, si pensa che la Corte costituzionale annullerebbe un cambiamento della Carta fondamentale sul divieto, in quanto contraria alla “immodificabile” laicità dello Stato.
 
Anche se non direttamente previsto dalla Costituzione del 1925 di Kemal Ataturk - il padre della patria – il divieto del velo fu sancito dalla Corte costituzionale, in analogia a quello rivolto agli uomini che vieta di indossare un copricapo che indichi l’appartenenza religiosa. Su tale base negli anni ’80 la Corte annullò una legge che ammetteva il velo.
 
Adesso sembra si stiano cercando vie d’uscita al potenziale impasse: da una parte si pensa ad una formulazione della norma che vieti discriminazioni basate sull’abbigliamento (sena nominare il velo), dall’altra si formula una distinzione tra il “basortusu”, che corrisponde più o meno al foulard che si usa per difendersi dal maltempo, ed il “turban”, che è il velo islamico che copre completamente capelli e collo.
 
Erdogan, moglie e figlia del quale indossano il velo ed è a capo di un partito islamico, fin dalle elezioni del 2002 ha promesso di abolire il divieto, sostiene ora che indossare il velo rientra nei diritti umani. Ma gli oppositori, che trovano sostegno nel Partito popolare repubblicano (CHP) il più antico raggruppamento politico del Paese, dicono che la presenza nelle scuole di ragazze col velo produrrebbe una insopportabile “pressione” su quelle che non lo vogliono portare, così da costringerle ad omologare il loro abito, violando la loro libertà. La questione non è chiusa.