Il Centro Marcsri, dove tra poveri e malati “si incontra Gesù”
di Melani Manel Perera
L'organizzazione offre cure e alloggio a persone povere e sole di tutte le etnie e religioni. Rita, la fondatrice, 73 anni, ricorda l’evoluzione di questa importante realtà che dopo 25 anni di attività, oggi ospita 800 pazienti in 23 case in tutto il Paese.

Kalutara (AsiaNews) – C’è una casa in Sri Lanka dove giovani e anziani malati trovano amore e conforto nelle cure di una semplice donna e l’aiuto spirituale di un sacerdote cattolico. È la “Marcsri Saranaseva Nivahana”, una rete di centri d’accoglienza, che il 29 gennaio scorso ha compiuto 25 anni. La ricorrenza è stata segnata da una messa a Kalutara, 50 km da Colombo, dove si trova la prima casa “Marcsri”. A celebrare la funzione l’arcivescovo emerito, mons. Marcus Fernando, mons. Harold Anthony, vescovo di Galle, p. Anselm Croos e p. Julian Tissera, il cappellano del Marcsri.

Tra religiosi, laici, malati e le loro famiglie vi era anche la fondatrice di questa opera, Rita Perera, 73 anni, conosciuta come “sister Rita”. Rita era una suora, ma negli anni ’60 è stata costretta a rinunciare ai voti per gravi motivi di salute. Dopo alcuni anni ha sposato Marcus Perera e anche se non hanno mai avuto figli “erano una coppia molto devota”, racconta chi l’ha conosciuta; hanno costruito la loro casa a Kalutara e l’hanno chiamata “Marcsri”. Vivevano felici, finché nel 1982 Marcus è morto. Rita non si è lasciata però prendere dallo sconforto e ha iniziato a cercare sollievo al suo dolore andando a visitare in ospedale le persone sole, quelle che non avevano nessuno che si prendesse cura di loro.

“Portavo loro del cibo fatto in casa, del caffè – racconta ad AsiaNews la donna – una volta ho fatto una colletta e sono riuscita a comprare tre sedie a rotelle per i pazienti”. Il 29 gennaio 1983 un uomo dimesso dall’ospedale si presenta a casa di Rita, chiedendo ospitalità. “Non aveva nessun posto dove andare”, spiega la donna. Lei ho accolto e da quel giorno sempre più persone bisognose, di tutte le età, hanno trovato una casa al Marcsri. “Bambini, anziani, adulti, non avevo più posto dove metterli e ho iniziato a dormire con loro sul pavimento”, racconta Rita. “Ho fatto della mia casa un rifugio per i meno fortunati”.

Rita tiene a sottolineare che nel suo lavoro è "stata aiutata dalla “Divina Provvidenza” . Ma anche dal costante sostegno di p Julian Tissera, che dal 1989 è la guida spirituale dei pazienti e provvede ad organizzare “la disciplina nelle varie case”. Rita ne loda la capacità di aiutare “non a parole, ma con i fatti”; con la sua presenza egli dimostra che “Gesù non si incontra nei libri di teologia, ma nelle azioni semplici di tutti i giorni, nell’aiutare il prossimo laddove vivi tu”.

Oggi il “Marcsri” conta circa 800 pazienti di ogni etnia e religione e ha 23 case in diversi posti dell’isola. Le spese quotidiane vengono sostenute da donazioni dallo Sri Lanka e dall’estero. C’è un fondo chiamato “Friends of Marcsri” a cui si possono fare offerte. “È incredibile – dice Rita – non so neppure io come riusciamo a coprire tutte le spese, viaggi, cibo, medicine, matrimoni, funerali, ma ci sono molte buone persone che ci aiutano; per anni la bolletta della luce è stata pagata da un generoso donatore”. Numerosi anche i medici volontari, che si mettono a servizio dio questi sfortunati pazienti. Come il dottor Seneth Samaranayake, che istruisce molti dei volontari del Marcsri presso la sua clinica vicino alla casa principale.