Come Gesù sulla Croce, lo Sri Lanka ha sete di giustizia
di Melani Manel Perera
Nel suo messaggio per la Quaresima mons. Perera, presidente della Commissione giustizia e pace, invita la popolazione a sopportare le sofferenze di guerra e disastri naturali con la consapevolezza che la speranza è il sacrificio di Cristo per la vittoria degli innocenti. L’invito a compiere atti di carità verso tutti gli oppressi, “perché in loro vi è Dio”.
Colombo (AsiaNews) – “Come Gesù sulla Croce, lo Sri Lanka ha sete. Di giustizia, di amore, di pace”. Così nel suo messaggio per la Quaresima mons. Harold Anthony Perera, vescovo di Galle e presidente della Commissione nazionale giustizia e pace, prova a spiegare ai fedeli l’importanza di sopportare i dolori inflitti dalla guerra civile in corso nel Paese, avendo come esempio e motivo di speranza il sacrificio di Cristo.
 
“Gesù sulla Croce – scrive il presule – sapeva bene di non avere colpe, ma era costretto a soffrire dolore, oppressione e morte per ottenere la vittoria degli innocenti sul Male. Gesù ha dedicato la sua vittoria a Dio. Sapeva che attraverso la sua sofferenza compiva la parola delle Scritture”.
 
Secondo mons. Perera, la popolazione dello Sri Lanka vive una condizione simile a quella di Cristo durante la Passione. “La nostra società – scrive – anche se innocente deve subire violenze, sofferenza, povertà, abusi e sfruttamento. Anche la nostra gente, senza cibo, casa e difesa, è inchiodata ad una croce ed ha sete di giustizia, amore, verità e uguaglianza”. La situazione attuale - denuncia il vescovo, la cui diocesi è stata colpita dallo tsunami del 2005 – è frutto di disastri naturali e umani. In questo momento Gesù vive in queste persone, che affrontano discriminazioni sociali, economiche e politiche, e così ci ricorda le sue parole: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Matt: 25, 40). Per questo mons. Perera invita tutta la comunità a dedicare la Quaresima alla “riconciliazione e al sacrificio”; al compiere “azioni semplici di amore e compassione verso i fratelli e le sorelle assettate”. Così – conclude il vescovo – possiamo sperare di ottenere il cambiamento spirituale necessario a ricostruire la pace.