Ha compiuto solo il primo passo l’abolizione del divieto di velo nelle università
Il Parlamento ha approvato la modifica costituzionale, che dovrà nuovamente essere votata, sabato prossimo. La norma non parla di abbigliamento delle studentesse, ma afferma che solo la legge può porre limiti al diritto all’istruzione. Ma neppure l’approvazione definitiva garantirà l’entrata in vigore della norma, che può essere bocciata dalla Corte costituzionale.
Ankara (AsiaNews) – Ha compiuto il previsto primo passo la modifica costituzionale che permette alle studentesse di indossare il velo islamico all’interno di scuole ed università. Forte di un accordo raggiunto già da diversi giorni tra il partito di maggioranza del premier Recep Tayyp Erdogan, l’AKP, ed il nazionalista Partito di azione nazionale (MHP), il Parlamento ha approvato ieri la norma al termine di una tesa sessione che ha visto sia la maggioranza che gli oppositori del Partito popolare repubblicano (CHP), il più antico raggruppamento politico del Paese, chiamare in causa il principio della laicità dello Stato, sancita dalla Costituzione.
 
Non a caso, la modifica costituzionale non nomina il velo o l’abbigliamento delle studentesse, ma afferma che “nessuno può essere privato dell’esercizio del suo diritto ad una educazione di alto livello per ragioni non specificate dalla legge. Le restrizioni a questo diritto debbono essere regolate dalla legge”.
 
Il voto di ieri, però, non rappresenta l’approvazione definitiva della norma. Trattandosi di una modifica costituzionale, essa dovrà nuovamente essere votata sabato prossimo. Ma neanche questo secondo voto, pur scontato, garantirà che la modifica divenga esecutiva. Da più parti, infatti, si pensa che la Corte costituzionale annullerà un cambiamento della Carta fondamentale sul divieto, in quanto contrario alla “immodificabile” laicità dello Stato.
 
Anche se non direttamente previsto dalla Costituzione del 1925 di Kemal Ataturk - il padre della patria – il divieto del velo fu sancito proprio dalla Corte costituzionale, in analogia a quello rivolto agli uomini che vieta di indossare un copricapo che indichi l’appartenenza religiosa. Su tale base, già negli anni ’80 la Corte annullò una legge che ammetteva il velo.