Fondamentale per la Chiesa prendersi cura dei "suoi" migranti
di Santosh Digal
La Chiesa cattolica in Asia manifesta la sua crescente preoccupazione per l’inarrestabile esodo di emigranti filippini e conferma la necessità di prendersi cura dei migranti sia sul piano spirituale che psicologico.
Iloilo City (AsiaNews) – Sono milioni gli asiatici che ogni anno lasciano il loro Paese in cerca di lavoro. Solo dal Sud est sono partite sei milioni di persone. Prendersi cura dei migranti è una priorità per molti operatori laici e religiosi che si occupano di pastorale in Asia. A sostenerli nell’impresa c’è un corso di formazione che quest’anno è alla sua sesta edizione e ha registrato il più alto numero di partecipanti, con 46 delegati provenienti dalla Corea, Malesia, Vietam, Taiwan, Indonesia e Filippine.
 
Il corso è organizzato dal Centro migranti degli scalabriniani insieme con la Conferenza dei vescovi delle Filippine e la Commissione episcopale per i migranti e affronta i problemi odierni della migrazione in Asia, nonché il ruolo della Chiesa rispetto ai fenomeni migratori.
 
La partecipazione al corso offre una comprensione profonda del significato di ‘essere’ Chiesa in Asia oggi e non mancano possibilità per gli iscritti di condividere le esperienze e gli approcci delle varie chiese di appartenenza che vivono e gestiscono i problemi affrontati da chi lascia la propria terra o di chi si deve integrare.
 
L’arcivescovo di Jaro Angel N. Lagdameo, presente all’inaugurazione della sessione 2008, ha ricordato il ruolo della Chiesa nel promuovere il benessere spirituale e psicologico dei migranti e delle famiglie che lasciano in patria. "Gli emigrati - ha detto - sono chiamati ad essere missionari nei loro luoghi di lavoro".