Chiesa anglicana: governo e Tigri, entrambi responsabili della strage di civili
di Melani Manel Perera
Dopo l’ondata di attacchi e bombardamenti contro civili, il vescovo di Colombo Duleep de Chickera si appella alle parti in conflitto perché risparmino i civili e soprattutto i bambini. Alla popolazione un invito alla calma e all’impegno per la convivenza pacifica.
Colombo (AsiaNews) – La Chiesa anglicana in Sri Lanka punta il dito contro governo e ribelli tamil condannando, degli uni i bombardamenti aerei sui villaggi nel nord e degli altri la strategia degli attentati terroristici. Entrambi sono colpevoli delle ingenti perdite tra i civili, da sempre le vere vittime del conflitto che insanguina il Paese. A parlare è il vescovo anglicano di Colombo, Duleep de Chickera, che ieri ha diffuso un messaggio speciale in relazione ai numerosi attacchi che nell’ultima settimana hanno colpito l’isola.
 
“Dobbiamo condannare senza esitazione la recente ondata di attentati contro civili innocenti che hanno ucciso numerose persone, compresi dei bambini”, soprattutto a Dambulla (2 febbraio) e alla Fort Railway Station di Colombo (3 febbraio). “Si tratta chiaramente - si legge nel comunicato - di un lavoro delle Ltte (le Tigri per la Liberazione della patria tamil) e dimostra il completo disprezzo per il diritto alla vita della gente semplice, che va a lavoro, a pregare o a scuola”. Secondo il vescovo, le iniziative terroristiche delle Tigri sono “controproducenti” per la stessa causa di uguaglianza e giustizia della comunità tamil: “Fanno sì che i moderati diventino estremisti”.
 
“Preoccupato” soprattutto del destino dei più piccoli, de Chikera si appella al governo perché fermi gli attacchi aerei sui villaggi del nord”. Il vescovo porta l’attenzione sulle due case per bambini gestite dalla sua Chiesa a Dharmapuram e Kilinochi: “So che questi miei piccoli amici vivono nella paura e non hanno nessun altro luogo dove nascondersi che i loro bunker quando sentono arrivare gli aeroplani. Per favore, fate il possibile per risparmiare queste vite”. Conclude infine con l’invito a tutta la popolazione “a non cedere a provocazioni, ma invece di lavorare per la comprensione e la convivenza pacifica”.