Dottore trafficante di organi: “non è reato” vendere un rene
di Kalpit Parajuli
Il medico indiano, ritenuto “cervello” di un traffico internazionale d’organi, ammette oltre 3mila trapianti di reni. Ma dice che è stata solo una “vendita”: da poveri indiani a ricchi stranieri. Comprava reni a circa 2mila dollari e li vendeva a 20mila.

Kathmandu (AsiaNews) – Continuano le indagini sulle ramificazioni mondiali del racket dei trapianti elaborato dal medico indiano Amit Kumar Ravat, arrestato in Nepal e da giorni deportato in India.

Secondo fonti della polizia nepalese, Amit vendeva i reni per cifre da 400mila a 800mila rupie indiane (10-20mila dollari), mentre li pagava 75-100mila rupie (1.900-2.500 dollari circa). E’ ritenuto il cervello di un racket all’opera da anni in numerosi Paesi. E’ venuto in Nepal il 30 dicembre proveniente dal Canada, via Abu Dhabi. Pare che volesse impiantare una sua clinica anche in Nepal.

Alla polizia avrebbe ammesso di avere condotto oltre 3mila trapianti, ma ha negato di averlo fatto “per denaro”, come pure di averlo fatto in regioni dove ciò sia reato. Ha pure affermato di avere preso gli organi solo da donatori consenzienti, seppure dando loro denaro.

“I donatori – ha detto – erano indiani poveri, i beneficiari ricchi stranieri. Sono stato solo un intermediario. Prendevo solo un compenso per il mio servizio". "Sono un dottore", "fare trapianti di reni è la mia occupazione principale".

C’è polemica in India perché il suo ospedale a Gurgaon, nello Stato di Haryana, è stato aperto e funzionante per 15 anni, senza alcun intervento delle autorità. Solo a gennaio, chiamata da una vittima, la polizia è intervenuta nella clinica e ha arrestato 4 persone. Le legge indiana proibisce la cessione di reni in vita, a meno che il donante non sia un parente o il coniuge o le due famiglie concordino “uno scambio”.