Orissa: Pregavo Madre Teresa mentre gli indù ci braccavano
di Nirmala Carvalho
Dalla regione segnata dagli attacchi anti-cristiani a Natale, la testimonianza di Fratel Oscar, Missionario della carità, responsabile della Shanti Nivas, una casa per anziani distrutta da milizie hindutva.

Khandhamal (AsiaNews) - “Dobbiamo amare il prossimo e darci completamente, fino a che l’ultima goccia di sangue è stata versata”. Sono le parole della Beata Madre Teresa di Calcutta che con il suo coraggioso operato ispira tanti missionari e credenti che vivono persecuzioni e ingiustizie come quelle accadute nell'Orissa.

Fratello Oscar Tete, Missionario della carità da ormai 25 anni, vive tra la gente del distretto di Khandhamal colpito dagli attacchi anti-cristiani e racconta in un’intervista ad AsiaNews come è stato possibile “darsi completamente”.

“Erano circa le dieci di sera del 25 di dicembre quando un gruppo di 80 o più estremisti Hinduvta è entrato nel nostro campus Shanti Nivas. Erano armati di spade, asce, bastoni e spranghe di ferro. Volevamo evitare violenze, così abbiamo spostato i 33 pazienti ricoverati nel centro in una stanza all’ultimo piano dell’edificio. I malati sono tutti indù che noi accogliamo al nostro ospedale e 22 di loro sono molto anziani e soffrono di malnutrizione, tubercolosi e diabete. Gli estremisti hanno cominciato a rincorrere me, tre miei confratelli e sei abitanti del villaggio. Ci tiravano dietro sassi ma grazie all’intercessione della Beata Madre Teresa nessuno di noi è rimasto ferito.

Gli  Hinduvta allora si sono scagliati contro la cappella e l’edificio distruggendo tutto. Gli estremisti hanno raso al suolo la cappella e profanato gli indumenti religiosi simboli della nostra fede. Là dove sorgeva il nostro luogo di culto non è rimasto nulla, solo un ammasso di detriti e i missionari non hanno più potuto celebrare l’Eucaristia”.

Dopo avere chiesto ai missionari di non ripulire la zona prima delle ispezioni, la polizia locale si è presentata al centro soltanto il 9 di febbraio, più di due settimane dopo lo scempio. Fratello Oscar ha detto che ancora oggi la situazione rimane tesa e gli abitanti del villaggio sono perseguitati dai ricordi di quel terribile giorno.

I Missionari della carità sono presenti in questa regione da più di 25 anni, e hanno prestato servizio indiscriminatamente a indù e cristiani che sono la minoranza. “È molto triste – dice fratello Oscar – che dopo aver fatto tanto per la comunità indù, si scateni una tale furia contro i cristiani”.

“Dal canto nostro – continua fratello Oscar – speriamo solo che la pace possa prevalere”.

Le parole di Madre Teresa - darsi completamente – assumono un significato ancora più profondo tra i missionari di Khandhamal che offrono la persecuzione a Cristo per la salvezza degli estremisti Hinduvta. I Missionari della carità pregano perché la Beata Madre Teresa li protegga e gli conferisca la forza di continuare a “darsi”, facendosi portatori del messaggio di amore di Cristo che si rivolge indistintamente a indù e cristiani, persecutori e perseguitati.