Kathmandu (AsiaNews) – Centinaia di scuole islamiche e buddiste chiedono di entrare nel sistema pubblico di istruzione, dopo che il governo ha deciso di riconoscere le scuole religiose. Il governo ha però chiesto che non siano usati solo testi religiosi, ma anche i libri consigliati dalla Commissione pubblica per l’istruzione.
Fin a pochi mesi fa il Paese, era l'unica monarchia indù del mondo, le scuole religiose erano tollerate, ma non riconosciute e l'insegnamento pubblico non dava spazio alle religioni non indù. Dopo che il Nepal è diventato uno Stato laico, per prima nel giugno 2007 è stata riconosciuta una madrassah, scuola islamica, del distretto di Banke. In seguito il governo non solo ha permesso tutte le scuole religiose, ma ha anche promesso un aiuto di 9mila rupie nepalesi per ad ognuna, dall’anno fiscale 2008/09. Lo Stato provvederà anche al costo di un numero fisso di insegnanti, non ancora determinato.
Sarà anche riconosciuta la Gurukul, scuola religiosa indù tradizionale.
Bhadra Bahadur Gole, dirigente del Comitato che si occupa di questo riconoscimento, nel ministero per lo Sviluppo locale, spiega che questo “ha causato la richiesta di registrazione di molti monasteri buddisti. Le scuole dovranno adottare anche libri in inglese e nepalese”. I soli buddisti hanno già chiesto il riconoscimento di 200 nuove scuole.
Il lama Khenpo Nawang Bosher, presidente del Comitato, ha richiesto maggiori finanziamenti, perché ritiene insufficienti le previste 9mila rupie per le scuole buddiste, che per tradizione provvedono anche all’alloggio e ai pasti degli studenti. “Se il governo rispetta questi impegni – dice – noi siamo d’accordo che i centri di istruzione dei nostri monasteri si uniscano al sistema scolastico nazionale”.
Buddisti e islamici chiedono anche al governo il riconoscimento di scuole superiori e università.
Ma non mancano contestazioni. Il 12 febbraio Salim Mohamad, portavoce del gruppo Muslim Mukti Morcha, si è detto contrario alla necessità di un’approvazione pubblica delle madrassah, come pure alla richiesta del governo di nominare alcuni insegnanti.