Ankara approva una nuova legge per le fondazioni religiose non musulmane
di NAT da Polis
La normativa elimina una storica situazione di ingiustizia per la qale alcuni cittadini turchi erano trattati diversamente da altri. Ora le fondazioni religiose potranno accettare nuove donazioni, e procedere all’acquisto di nuove proprietà.
 Ankara (AsiaNews) – Le fondazioni non musulmane in Turchia potranno accettare nuove donazioni e procedere all’aquisto di nuove proprietà, oltre a poter collaborare con fondazioni straniere. Potranno anche dare in affitto gli edifici di quelle scuole che sono chiuse per mancanza di studenti, a causa dell’abbandono della Turchia da parte dei cristiani, a causa delle leggi restrittive, applicate in passatonei loro confronti. Sono alcune delle principali novità della nuova legge che regolano le finalità e il funzionamento delle fondazioni. 
 
In mezzo al perdurante dibattito tra velo sì e velo no (dimenticando sempre il recente, sondaggio pubblicato anche da Asianews, per cui il 90% dei turchi si dichiara religioso e il 52% praticante) e lo sconfinamento dell’esercito turco all’Iraq contro il PKK - in una guerra che si sa quando comincia e non si sa quando finisce - il presidente Gul ha infatti fimato la nuova legge sulle fondazioni non mussulmane in Turchia, che il suo predecessore, il laico Sezer, aveva respinto, perché minava l’integrità del Paese.
 
Con l’approvazione di questa legge la Turchia, su sollecitazion dell’Unione Europea ha voluto adeguarsi nelle normative europee, nella prospettiva del suo cammino per l’ingresso nella UE. S’è voluto insomma rimediare e dare un taglio a tutii i soprusi commessi dalla politca esercitata dalla Direzione generale delle fondazioni - espressione dello “Stato profondo” - nei confronti delle minoranze non mussulmane.
 
La nuova normativa non parla invece di tutte le proprietà occupate (le cosiddette mazbut) dalla Direzione generale delle fondazioni. L’occupazione è avvenuta con l’abbandono da parte dei proprietari in seguito alla politica restrittiva nei confronti delle minoranze ed i beni sono ormai proprietà dello Stato. Articolata invece la situazione per i beni che hanno subito l’indebita confisca compiuta dallo Stato nel 1974. Essa trae origine da una sentenza della Corte suprema con la quale si confiscavano tutte le donazioni e le proprietà acquisite tra il 1936 e il 1974, dichiarate non legali in seguito ai fatti di Cipro del 1974. Verranno restituite solo quelle non passate a terzi, se si presenterà una richiesta dagli interessati entro 18 mesi.
 
Fatto positivo è anche l’eliminazione del concetto di reciprocità, invocato ogni volta che lo Stato “laico” si trovava a violare il principio di uguaglianza dei propri cittadini non mussulmani. D’ora in poi il concetto di reciprocità verrà applicato solo per le fondazioni straniere in Turchia. A questo punto ci si domanda tra gli ambienti diplomatici comunitari come comunque si concilia l’applicazione di tale concetto con il principio della libera circolazione di tutto nel contesto europeo.
 
Nessuna menzione , invece, si fa a proposito dei vari monasteri che sono di proprieta’ del Patriarcato Ecumenico e ci si interoga sul perché. Sarà la corte di Strasburgo a dare la risposta con i ricorsi che le saranno presentati.
 
Positive generalmente le reazioni per la nuova legge. Spiccano tra tutte quella del prof Baskin Oran, il quale ha detto che finalmente con l’eliminazine della reciprocità la Tuchia ha ristabilito l’uguaglianza tra i propri cittadini e quella del noto giornalista Ali Birand, che ha scritto: la Turchia, che in modo palesemente arbitrario, si era impossessato delle proprietà delle fondazioni ortodosse, i menbri dei quali sono suoi cittadini, con la nuova legge ha reso giustizia. La stessa sensibiltà, continua, che si è dimostrata con le fondazioni, si deve ora dimostrare con la riapertura della Scuola teologica di Halki e con il rispetto al Ptriarcato, la cui presenza ad Istanbul dà prestigio al nostro Paese”.
 
Un eminnente membro, della comunita’ ortodossa di Istanbul, Lakis Vingas, ha detto ad AsiaNews che "questa legge non e’ perfetta, ma il fatto stesso di togliere il concetto di reciprocità, che ci condanava ad essere stranieri nella propria patria, è molto importante. Ora tocca a noi, che siamo rimasti in pochi, dimostrare di saper amministrare bene tutte le risorse, contribuendo con la nostra presenza all'arrichimento culurale di questo nostro Paese, come già nel passato. Compito non facile, ma non impossibile. I tempi cambiano e cerchiamo di investire sopratutto nelle nuove generazioni.