In vista del referendum, carcere per chi distribuisce materiale informativo
Il regime approva la legge che stabilisce i termini in cui a maggio si svolgerà il voto sulla bozza della nuova Costituzione: esclusi “religiosi” di ogni fede e prigionieri politici.
Yangon (AsiaNews) – Al referendum sulla bozza della nuova Costituzione birmana, previsto per maggio prossimo, non potranno votare i membri di ordini religiosi, i detenuti per ogni tipo di reato e i birmani “illegalmente” all’estero. Sarà, inoltre, punito con il carcere chi distribuisce materiale informativo sul voto. Lo stabilisce la legge referendaria approvata il 26 febbraio scorso dal governo. La legge – come spiega il sito internet Democratic Voice of Burma – include nella categoria “religiosi”: novizi, bonzi e monache buddisti, sacerdoti cristiani come anche leader indù.
 
Esclusi dal voto anche i prigionieri politici. Il capitolo 10 della legge stabilisce pene per chiunque cerchi di invalidare il referendum: ad esempio votando più di una volta o manomettendo le urne. Allo stesso tempo è vietato “tenere comizi, distribuire materiale stampato e poster o disturbare in qualunque modo la consultazione… per distruggere il referendum”. L’intenzione sembra quella di criminalizzare qualsiasi iniziativa degli attivisti d’opposizione, di cui una parte ha chiesto il boicottaggio delle urne. L’art. 25 prevede la detenzione fino a tre anni e/o una ammenda di 100mila kyat, per chi viola la norma.
 
L’annuncio del referendum è stato da più parti criticato come una mossa del regime militare per allentare le pressioni internazionali. L’appuntamento alle urne fa parte della controversa “road map” verso riforme democratiche proposta dalla giunta, negli anni ’90. Dal 1988 la Birmania non ha una Costituzione e finora non si conosce molto sul nuovo testo. Dal poco trapelato si sa che la nuova Carta è tutta strutturata per garantire ai generali il pieno potere sul Paese e tenere lontana dalla scena politica Aung San Suu Kyi, la leader democratica.