Pronta a partire la “Marcia di rientro” degli esuli tibetani
di Nirmala Carvalho
Vogliono attraversare senza permesso il confine tra India e Cina in coincidenza con le Olimpiadi, per denunciare al mondo la repressiva occupazione cinese. Uno degli organizzatori ne racconta i particolari.

New Delhi (AsiaNews) – Centinaia di tibetani sono pronti all’imminente “Marcia di rientro” dall’India al Tibet,  per protestare contro le Olimpiadi di Pechino. Uno degli organizzatori rivela ad AsiaNews i dettagli. L’incognita di cosa farà la polizia di frontiera.

Tenzin Choeying, presidente del gruppo Studenti per un Tibet libero, spiega che la marcia simbolica partirà “la mattina del 10 marzo [anniversario dell’occupazione cinese del Tibet nel 1959] da Mcloedganj, a Dharamshala [sede del governo tibetano in esilio], con almeno 100 persone provenienti da varie parti dell’India e molti monaci e suore. I monaci guideranno la marcia e porteremo la bandiera nazionale del Tibet e altri stendardi sulla lotta per un libero Tibet e sulla violazione dei diritti umani, nonché per sollecitare il dialogo tra il governo cinese e Sua Santità il Dalai Lama”.

La marcia è organizzata da 5 gruppi di tibetani in esilio, che non hanno chiesto autorizzazione al governo indiano, né al governo tibetano in esilio né al Dalai Lama, “perché noi siamo profughi e tutti i profughi hanno il diritto di tornare al proprio Paese, come sancito nella Carta dei diritti umani. Nessuno ce lo può impedire. Vogliamo mostrare al mondo, e alla Cina, che anche dopo 50 anni i tibetani desiderano tornare alla Terra madre e vivere in un Tibet libero e indipendente, governato dai tibetani”.

“Vogliamo attraversare il confine in agosto, in coincidenza con le Olimpiadi di Pechino. Ci basiamo sui principi della non violenza del Mahatma Gandhi. Vogliamo attirare l’attenzione internazionale sulla nostra situazione” e “ricordare ai leader cinesi che la questione tibetana deve essere risolta”.

“La Cina – prosegue – vuole utilizzare le Olimpiadi per legittimare la sua occupazione del Tibet. Farà parate in costumi tibetani insieme a quelli di altri Paesi occupati, come la Mongolia e lo Xinjiang, per mostrare l’unità della Cina. Ma noi vogliamo partecipare come Nazione indipendente. La Cina vuole anche utilizzare i Giochi per coprire le sue violazioni dei diritti umani. Ma noi vogliamo rubarle la ribalta ed esporre il vero volto repressivo del regime cinese.” “Vogliamo combattere il controllo della Cina sul Tibet e segnare l’inizio della fine della sua dominazione”.

Tenzin non parla di cosa pensa farà la polizia di frontiera cinese. Forse è convinto che, con gli occhi del mondo addosso, dovranno lasciarli passare.