Gambari continua gli sforzi per la riconciliazione politica in Myanmar
L’inviato ONU arrivato in Myanmar quasi una settimana fa ha incassato le prime sconfitte: la giunta si rifiuta di collaborare per favorire il processo di democratizzazione, ma Gambari incontra altri ministri.

Rangoon (AsiaNews/Agenzie) – L’inviato ONU, Ibrahim Gambari, continua gli incontri in Myanmar, nonostante i rifiuti e le accuse avanzate dal ministro dell’informazione Kyaw Hsan contro di lui la settimana scorsa. I rapporti tra l’inviato e la giunta sembrano decisamente freddi e durante gli incontri di ieri tra Gambari, il Ministro della salute e il presidente del sevizio civile è calato il silenzio sui temi scottanti legati al referendum e della costituzione.

La causa dei contrasti tra l’inviato ONU e Kyaw Hsan risiede nella proposta da parte delle Nazioni Unite di lasciare che osservatori indipendenti assistano al referendum nazionale sulla nuova costituzione. Contrariato da tale proposta Kyaw Hsan ritiene inoltre “impossibile” riscrivere la bozza della costituzione che sarà presentata al referendum di maggio, e in risposta alla richiesta dell’ONU di rilasciare i prigionieri politici tra cui la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, il ministro ha detto che in Myanmar non ci sono prigionieri politici e che Suu Kyi è agli arresti perché ha minacciato la stabilità del Paese.

Aspre critiche alla giunta militare arrivano anche dalle Filippine, dove il presidente Gloria Macapagal Arroyo ha espresso il suo dissenso per il “no” agli osservatori indipendenti. “È un triste giorno per la democrazia nella nostra regione”, ha detto la Arroyo ieri a Manila. “Osservatori esterni - ha aggiunto - non sono una minaccia alla sovranità dello Stato. La loro presenza è anzi un segno di forza. Queste figure aiutano a mostrare al mondo la credibilità del processo elettorale, come accade nelle Filippine da anni”.