Papa: chi viene fatto soffrire ingiustamente sa che il vero bene è Dio
All’udienza generale, Benedetto XVI illustrando la figura di Boezio parla di coloro che, anche oggi, sono imprigionati e torturati a causa delle loro idee o della loro fede. Oggi, in un tempo di incontro di culture, è necessario per trasmettere i grandi valori alle nuove generazioni.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Simbolo di tutti coloro che anche oggi soffrono ingiustamente per ragioni ideologiche, politiche o religiose”, Boezio - il Padre della Chiesa del V secolo del quale il Papa ha parlato all’udienza generale di oggi – insegna a non seguire “le amicizie apparenti, ma quelle vere, che come i beni veri non scompaiono, e il bene vero è Dio” ed invita a “non cadere nel fatalismo, che non ha speranza. Non è il fato che governa, è la provvidenza e la provvidenza ha un volto, con la provvidenza si può parlare”. “E’ il dialogo con colui che ci salva”.
 
Ai circa 9mila presenti all’udienza generale, per questo anche oggi divisi tra la basilica di San Pietro e l’aula Paolo VI, Benedetto XVI, proseguendo nella sua illustrazione di Padri della Chiesa, ha oggi parlato di Boezio e Cassiodoro, esponenti nell’alto medioevo di “un tempo di incontro di culture, come quello nel quale viviamo oggi e nel quale si visse alla fine dell’Impero romano”.
 
L’incontro tra culture diverse e la formazione delle giovani generazioni, temi particolarmente cari a Benedetto XVI, sono stati affrontati oggi sia alla luce delle vicende umane dei due "Padri" proposti all’attenzione dei presenti, sia in un saluto rivolto a quanti, soprattutto studenti, erano in Basilica. In un’epoca segnata dunque dal confronto tra culture, a da continui mutamenti, la scuola, ha detto, “affronta notevoli sfide” e per questo “non può essere soltanto luogo di apprendimento nozionistico, ma è chiamata ad offrire agli alunni l'opportunità di approfondire validi messaggi di carattere culturale, sociale, etico e religioso. Chi insegna - ha proseguito - non può non percepire anche il risvolto morale di ogni umano sapere, perchè l'uomo conosce per agire e l'agire è frutto della sua conoscenza”. 
 
L’incontro tra le culture caratterizza anche la vicenda di Boezio, senatore romano, convinto che si potessero contemperare i valori della civiltà romana con quelli del popolo ostrogoto allora presente in Italia. Molto stimato da re Teodorico, che poi lo fece incarcerare ed uccidere, Boezio “parla all’uomo contemporaneo e specialmente a coloro che soffrono la sua stessa sorte, a causa della ingiustizia”. Egli insegna che una persona, “per qualunque motivo sia finito in carcere intuisce quanto sia pesante la condizione umana, specialmente quando, come Boezio, viene sottoposto alla tortura. Torturato a morte senza altro motivo che non sia quello delle proprie convinzioni politiche, sociali e religiose”.
 
Quanto a Cassiodoro, studioso calabrese contemporaneo di Boezio, anch’egli fu fautore di un dialogo di “conciliazione” tra la cultura romana e quella dei popoli nuovi che si erano stanziati in Italia. “Anche noi – ha commentato il Papa - viviamo in un tempo di incontro delle culture” e c’è “il pericolo della violenza che distrugge le culture”. Per questo occorre “un impegno che è necessario per trasmettere i grandi valori alle nuove generazioni sulla via della riconciliazione e della pace che troviamo solamente in Dio”.
 
Un inusuale saluto in latino rivolto dal Papa ad un gruppo di studenti svedesi ha concluso l’incontro.