Dopo 20 anni arriva il risarcimento per le vittime della Union Carbide
di Nirmala Carvalho
Il vescovo Topno  esprime soddisfazione per la decisione

New Delhi (AsiaNews) – Il risarcimento, dopo 20 anni di attesa è arrivato. "Basta con i ritardi", ha detto oggi la Corte suprema, dopo aver stabilito la distribuzione ai familiari delle vittime del disastro alla Union Carbide, dei 470 milioni di dollari che la multinazionale, nel 1989, aveva depositato per il risarcimento.

Nel 1984, a Bhopal, cittadina dello Stato di Madhya Pradesh, la fuoriuscita di gas velenoso dalla centrale delle multinazionale Union Carbide, provocò la morte di migliaia di persone, mentre molte di più riportarono traumi irreversibili.

"Il denaro servirà a sollevare le vittime, oppure andrà a rimpinguare le già prospere entrate dei funzionari statali?" Questa la domanda che arriva ora da più parti. La distribuzione del denaro avverrà tramite i tribunali locali per i risarcimenti, ma le vittime hanno chiesto alla Corte Suprema di supervisionare le modalità di attuazione. Ciò che più si teme è, infatti, la corruzione dilagante nei tribunali locali che potrebbe compromettere le pratiche di distribuzione.

Le reazioni alla decisione sono state in generale di un ottimismo moderato. Un'anziana si è dichiarata scettica riguardo alla possibilità di ottenere il risarcimento: "non mi fido dei funzionari corrotti. Mi chiedo quando vedrò questi soldi e se mai rappresenteranno un piccolo sollievo a 20 anni di sofferenze. Felice? Di cosa? Penso che non potrò mai più esserlo".

Le vittime del disastro ancora in vita, sono persone ridotte ai limiti della povertà, incapaci per i traumi riportati, di guadagnarsi da vivere e pagarsi le cure mediche. Una donna, ad esempio, racconta di essere costretta a lavorare tutti i giorni per mantenere lei, il marito e la figlia, che con gravi problemi respiratori in seguito all'inalazione del gas, è costretta a letto senza poter uscire di casa. Molti si sono lamentati della cifra bassa, del prolungato ritardo e dell'impossibilità di valutare economicamente delle perdite umane. "Può il denaro riportarli in vita?" ha urlato una donna che nella tragedia ha visto morire un figlio e il marito.

Più positiva, invece, la reazione della Chiesa alla notizia. In un'intervista esclusiva ad AsiaNews, l'arcivescovo di Bophal, mons. Pascal Topno, ha espresso gioia per la decisione della Corte Suprema. Topno ha dichiarato che, quando accadde il disastro, la Chiesa era al primo posto per le misure di soccorso. "Ci siamo impegnati in modo attivo per salvare vite umane e alleviare le sofferenze delle vittime", non solo cristiane (l'80% è, infatti, musulmano). All'epoca erano stati allestiti, infatti, campi di assistenza e rifugi dove si distribuiva cibo e cure mediche. "Forse ora questa gente potrà chiudere un capitolo così disastroso delle sua vita e cominciarne uno nuovo", ha detto Topno.

La Chiesa non è coinvolta, invece, nelle attuali battaglie legali per il risarcimento, di cui si stanno occupando alcune Ong e organizzazioni politiche. L'arcivescovo, in conclusione, si è detto ottimista sulle modalità di distribuzione del denaro alle circa 16 mila persone che lo stanno aspettando, "chi ha sofferto otterrà la sua ricompensa".