Il tributo di sangue della diocesi di Mosul
Con l’uccisione di mons. Rahho la città roccaforte sunnita si conferma la zona più pericolosa per la comunità cristiana. Secondo l’autopsia, il vescovo era morto da cinque giorni. Solo nel 2007 sono stati 47 i cristiani uccisi in Iraq.
Mosul (AsiaNews) – Era morto da almeno cinque giorni l’arcivescovo caldeo di Mosul, trovato stamattina da alcuni membri della Chiesa su segnalazione dei rapitori stessi. Lo ha accertato l’autopsia cui è stato sottoposto il corpo di mons. Paulo Farj Rahho, rinvenuto in un terreno abbandonato fuori città, usato anche come discarica. Lo riferiscono ad AsiaNews fonti vicine al vescovo deceduto. Mons. Rahho era stato sepolto, ha riferito mons. Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad.
 
Sul corpo del presule, rapito il 29 febbraio, sembra non vi siano segni di violenze. Probabilmente è morto per la mancanza di medicinali che doveva assumere regolarmente per i suoi gravi problemi di salute. Ma ancora sulle cause del decesso non vi è chiarezza.
 
Mons. Rahho e i tre uomini che erano con lui al momento dell’agguato, si aggiungono al lungo elenco di cristiani uccisi in Iraq. Mosul si conferma la città più pericolosa per la comunità cristiana, la cui presenza è scesa a un terzo rispetto al 2003. Grande è il tributo di sangue versato da questa diocesi. Solo nel 2007 sarebbero almeno 13 i cristiani uccisi – tra cui p. Ragheed Gani trucidato il 3 giugno – più due preti e un vescovo rapiti. Numerosi gli attacchi ad obiettivi cristiani. L’ultima ondata di violenze si è registrata tra il 6 e il 17 gennaio 2008, quando una serie di esplosioni ha colpito: la chiesa caldea della Vergine Immacolata, quella caldea di San Paolo, quasi distrutta, l’entrata dell’orfanotrofio gestito dalle suore caldee ad al Nour, una chiesa nestoriana e il convento delle suore domenicane di Mosul Jadida.
 
Secondo una lista stilata da AsiaNews, per l’anno passato il bilancio delle vittime di azioni violente in Iraq è di 47 morti, di cui almeno 13 solo a Mosul.