Interrotte le riunioni di famiglie divise fra Nord e Sud
Pyongyang blocca “per motivi tecnici” le riunificazioni familiari già previste, e posticipa “a data da destinarsi” l’inaugurazione del Centro permanente per gli incontri delle famiglie divise dalla guerra civile del 1950.
Seoul (AsiaNews) – Dall’elezione presidenziale del conservatore Lee Myung-bak, che ha da subito preso una posizione critica nei confronti del regime stalinista della Corea del Nord, le “riunificazioni familiari” della penisola coreana si sono interrotte. Ora, le famiglie divise sin dalla guerra civile del 1950 temono di dover attendere molto tempo prima di poter rivedere i propri cari dall’altro lato del confine.
 
Le “riunificazioni” nascono all’inizio degli anni ’80, quando i governi di Seoul e Pyongyang accettano di montare dei maxi-schermi al confine, con cui i membri della stessa famiglia (divisi dalla guerra) possono rivedersi. Nel 2003, grazie alla “sunshine policy” [la politica di mediazione intercoreana lanciata dall’allora presidente Kim Dae-jung ndr] sono iniziati gli incontri fisici fra i familiari, che hanno potuto passare una giornata insieme al confine.  
 
Lo scorso anno i due governi si erano accordati per la creazione di un Centro permanente per le “riunificazioni”, ma la data di inaugurazione – inizialmente prevista per aprile – è stata posticipata a data da destinarsi. Nel frattempo, si sono interrotti anche gli incontri già pianificati per “motivi tecnici”. Secondo alcuni analisti, si tratta di una reazione alla politica del nuovo presidente, che ha più volte criticato il regime nordcoreano e si è detto “pronto ad interrompere l’invio di aiuti umanitari” se non cambia la situazione dei diritti umani nel Paese stalinista.
 
Attualmente, sono circa 130mila i sudcoreani membri di una “famiglia divisa”. È impossibile invece avere il dato relativo ai nordcoreani, dato che Pyongyang considera i suoi abitanti “veri coreani” mentre giudica i sudcoreani “venduti all’Occidente”.