Forze democratiche birmane per il “no” al referendum costituzionale
Una mobilitazione di massa per votare “no” alla Carta dei generali è l’iniziativa lanciata ieri al termine di un incontro tra i maggiori attivisti birmani in esilio e sostenuto anche dalla Confederazione Italiana Sindacati dei Lavoratori.

Mae Sot (AsiaNews) - Una mobilitazione generale per promuovere il “no” al referendum costituzionale organizzato dalla giunta militare birmana per il prossimo maggio. È l’iniziativa lanciata a conclusione del forum di consultazione strategica delle organizzazioni democratiche birmane, svoltosi dal 25 al 27 marzo a Mae Sot, cittadina thailandese al confine con il Myanmar. Al seminario, organizzato dal National Council of the Union of Burma in collaborazione con la Cisl (Confederazione Italiana Sindacati dei Lavoratori), da tempo impegnata a fianco della locale federazione sindacale, hanno partecipato i maggiori esponenti in esilio delle forze democratiche del Paese dei generali: dalla National League for Democracy di Aung San Suu Kyi alle stesse sigle sindacali, dal governo in esilio all’alleanza delle comunità etniche fino all’associazione dei giuristi e alle organizzazioni giovanili e femminili.

Decine di realtà che, nel corso del forum, hanno lanciato con forza la campagna per il “no” al referendum di maggio, che dovrebbe approvare il testo della nuova Costituzione, voluta dai militari e redatta senza alcun confronto con l’opposizione. I partecipanti all’incontro, tra cui vari ex leader studenteschi delle proteste pro-democrazia dell’agosto 1988, sono poi tornati a denunciare il massiccio ricorso al lavoro forzato da parte del regime, sottolineando come solo una svolta democratica nel Paese permetterà l’eliminazione di questa piaga sociale. Proprio la lotta al lavoro forzato è stata indicata da Cecilia Brighi, membro del Consiglio di amministrazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), come la priorità dell’agenda di lavoro dei prossimi mesi: “Intendiamo denunciare la giunta alla Corte internazionale di giustizia, perché il lavoro forzato è un crimine contro l’umanità”.

L’impegno del movimento democratico birmano è stato sostenuto con entusiasmo dal segretario confederale della Cisl, Renzo Bellini, che ne ha sottolineato la capacità a promuovere “un’idea di identità che include, e non esclude”, mentre un supporto al processo verso la democrazia nella ex Birmania è arrivato dallo stesso governo italiano, attraverso il messaggio del sottosegretario agli Esteri Gianni Vernetti. (CZ)