Damasco, bambine e quasi tutte irachene le vittime della prostituzione
La trappola della prostituzione colpisce sempre più giovani ragazze, senza lavoro e con familiari a cui badare, pronte a vendersi per racimolare qualche soldo. La maggior parte sono minorenni e molte di loro sono rifugiate dall’Iraq.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Visi di bambine nascosti dietro al trucco e corpi vestiti di niente pronti ad essere venduti per un pugno di dollari. Molte hanno meno di 16 anni, e il 95% vengono dall’Iraq. Ragazzine scappate dalla guerra e spinte nelle mani di ingordi proprietari di club che usano la loro disperazione per fare soldi. 

La prostituzione in Siria è un male dilagante, e il Paese sta diventando una destinazione famosa per il turismo sessuale. I ‘clienti’ vengono dai ricchi Paesi del Golfo - anche dall’ortodossa Arabia Saudita - e pagano dai 300 ai 500 dollari a notte per le prostitute bambine che ne ricavano soltanto 50 dollari. Disoccupate e con famigliari a carico, le giovani irachene sono una preda facile. Zahara, 17 anni e rifugiata di guerra, in un’intervita riportata da AINA ha detto: “Non vorrei prostituirmi, ma che altro posso fare? Devo badare a mia sorella. Spero che la situazione in Iraq migliori perché mi manca il mio Paese e voglio tornare”.

Nonostante sia un fenomeno diffuso, la prostituzione negli Stati arabi rimane un argomento tabù e un atto punibile con la morte. Nei Paesi musulmani infatti le giovani prostitute talvolta finiscono per essere vittime del delitto d’onore. Una ragazza costretta a vendere il proprio corpo è una piaga per il Paese ma, secondo la cultura patriarcale, anche per la famiglia a cui appartiene perché il disonore è tale che ‘contagia’ le altre figlie femmine impedendo loro di potersi sposare.