Parte la torcia “della pace”, Pechino in assetto da guerra
Dalla capitale cinese, il fuoco di Olimpia toccherà 20 nazioni per un totale di 137mila chilometri. Il governo stila una lista con i sei nemici più pericolosi e si prepara a combatterli. Attivista statunitense avverte: la leadership è pronta a sacrificare le Olimpiadi pur di mantenere la sua stabilità interna.
Pechino (AsiaNews) – La torcia “della pace e dell’armonia”, il simbolo delle Olimpiadi cinesi, si prepara per un viaggio blindato degno di una testata nucleare. Il governo comunista, dicono fonti anonime, è molto preoccupato dalla possibilità di manifestazioni anti-cinesi nelle varie capitali mondiali coinvolte nel tour (il più lungo della storia), ed è pronto a combattere per evitarle. Nel frattempo, un profondo conoscitore della società cinese avverte: “Pechino è pronta a tutto per salvaguardare la stabilità interna, anche se dovesse attirare su di sé il biasimo mondiale”.
 
Secondo un quotidiano di Hong Kong, il Dipartimento sicurezza del Bocog (il Comitato governativo che ha preparato le Olimpiadi) ha stilato una lista di sei organizzazioni o gruppi etnici che rappresentano una minaccia per il viaggio della torcia, che inizia domani e toccherà 20 nazioni per un totale di 137mila chilometri. Una fonte all’interno del Dipartimento spiega: “Questi gruppi hanno agganci molto forti nelle nazioni coinvolte, e sono pronti a tutto per rovinare il pacifico svolgimento dell’itinerario”.
 
I più “pericolosi” sono quattro: i membri del Falun Gong, setta spirituale con circa 100 milioni di aderenti (stime della loro organizzazione), che la Cina considera demoniaca e perseguita con ferocia; i tibetani; i sostenitori del Darfur e coloro che appoggiano i monaci birmani contro la giunta militare di Yangon, molto vicina alla leadership cinese. Fra le mete più a rischio vi è San Francisco, metropoli statunitense, dove la fiamma olimpica arriverà il 9 aprile.
 
I manifestanti che si sono radunati per questo appuntamento sono mossi da così tanti motivi che stanno considerando la possibilità di vestirsi ognuno con un colore diverso a seconda del gruppo di appartenenza, per essere sicuri che il proprio messaggio giunga a destinazione. Per fermarli, i membri del Dipartimento sicurezza – che comprendono poliziotti, agenti dei servizi segreti e militari – hanno preparato pedinamenti, intercettazioni ed interventi di “dissuasione preventiva”.
 
Tutto questo non implica però che la Cina voglia cedere di un millimetro per quanto riguarda la sua stabilità interna. John Kamm, presidente della Fondazione statunitense Dui Hua, lavora da anni con le autorità comuniste per trovare compromessi sulla situazione dei detenuti politici nelle carceri cinesi. Sulla questione dice: “La Cina è pronta a sacrificare le Olimpiadi per preservare la sicurezza nazionale. Fonti del governo mi hanno personalmente confermato che non intendono recedere dalle loro posizioni sui temi ‘caldi’, perché temono che questo possa essere interpretato come segno di debolezza”.