Senza freni il prezzo del riso, l’India ne proibisce l’esportazione
Il prezzo è raddoppiato in 3 mesi. Misure simili già prese da Vietnam, Egitto e Cambogia, mentre la Thailandia ne discute. Ora si teme una corsa al rialzo. La Cina “costretta” a togliere i prezzi imposti e pagare di più gli agricoltori.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – L’India ha proibito ieri l’esportazione del riso non-basmati, nel tentativo di controllare i prezzi alimentari e di mantenerne forti riserve, dopo che il prezzo mondiale è raddoppiato in 3 mesi e solo a marzo è cresciuto da 650 a 1.000 dollari la tonnellata, record da 25 anni. Ha anche prorogato il bando per l’export di legumi.

Il prezzo di esportazione del riso basmati (“Regina di fragranza” in hindi, tipico dell’India, a chicchi lunghi e molto pregiato ma meno richiesto nel Paese) è stato portato da 1.100 a 1.200 dollari la tonnellata, per scoraggiarla. Da due anni il Paese deve importare grano, per la diminuzione delle riserve, e vuole evitare che ciò avvenga anche per il riso. Per contenere l’inflazione - al massimo dal giugno 2006 per gli aumenti di alimenti, petroli e metalli - ha anche abbassato l’imposta sull’importazione di olio alimentare.

L’India è il secondo maggior produttore di riso dopo la Cina e ne esporta oltre 4 milioni di tonnellate l’anno. Per cui ora si temono ulteriori forti aumenti del cereale, alimento essenziale per la metà della popolazione mondiale, soprattutto i poveri e in Asia. Nelle settimane scorse già Vietnam (secondo maggior esportatore dopo la Thailandia), Egitto e Cambogia hanno posto limiti all’esportazione di riso, e in Thailandia se ne discute. I produttori e i grossi commercianti, specie privati, hanno in pratica già fermata la vendita, anche in attesa di prevedibili ulteriori aumenti.

In Cina il prezzo del riso era stato congelato, per contenere l’aumento dei prezzi alimentari (+23,3% a febbraio). Ma ora la Commissione per la riforma e lo sviluppo nazionale ha annunciato l’aumento dei prezzi per riso e grano, per indurre gli agricoltori a una produzione maggiore e di qualità. Ampia preoccupazione a Hong Kong, dove il 90% del riso viene dalla Thailandia: è dovuto intervenire il premier Wen Jiabao per assicurare che il governo ha “riserve abbondanti”. In Cina il consumo medio di riso è salito dai 20 chilogrammi pro-capite del 1985 ai 50 attuali e nel 2007 ne ha dovuto importare 471mila tonnellate.

L’emergenza è anche conseguenza dei molti terreni agricoli destinati a zone industriali o abitative e del diffuso inquinamento, specie in Cina e India, che ha reso inutilizzabili vaste aree o tossiche le produzioni.

Nei ristoranti fast-food delle Filippine le porzioni di riso sono state diminuite della metà.

Ma Bruce Babcock, economista dell’Università statale dello Iowa, è ottimista e prevede “sostanziali aumenti nella produzione, perché gli agricoltori non hanno mai avuto un simile incentivo”. (PB)