Card. Vithayathil: Giovanni Paolo II, un uomo di Dio, cittadino del mondo
di Card. Varkey Vithayathil*
A tre anni dalla morte di di papa Wojtyla, un ricordo personale del presidente della Conferenza episcopale dell’India e capo della Chiesa siro-malabarica. Subito dopo la morte del pontefice polacco, il card. Vithayathil è stato fra i primi a chiedere di iniziare immediatamente il processo di beatificazione.

Ernakulam (AsiaNews) – Questa mattina ho celebrato una messa speciale a ricordo del terzo anniversario della morte del nostro amatissimo papa Giovanni Paolo II. Egli ha amato moltissimo l’India ed era un grande ammiratore del Mahatma Gandhi. Oggi in tutte le diocesi dell’India lo ricordano con celebrazioni in suo onore.

Egli è stato davvero un santo e un cittadino del mondo. Era la voce della coscienza del mondo. Ha saputo polarizzare l’attenzione di tutto il pianeta sui problemi della pace e dei diritti umani.

Ma papa Giovanni Paolo II è stato soprattutto un uomo di Dio, un uomo santo che trasmetteva gioia e pace alla gente che lo incontrava. È stato un grande comunicatore del messaggio di amore e pace del Vangelo perché era un testimone visibile del Vangelo.

Allo stesso tempo egli è divenuto la voce di chi non ha voce, un combattente della libertà, il difensore della pace, il custode dei diritti umani nel mondo.

Giovanni Paolo II ha amato profondamente l’India. Nel 1986, nel suo primo viaggio, ha girato il Paese in lungo e in largo, visitando Shillong, Ranchi, Thiruvananthapuram, Delhi, Mumbai e Calcutta, dove ha incontrato la sua grande amica, la beata Teresa di Kolkata.

Ha davvero amato l’India e ha apprezzato la crescita della Chiesa, il suo impegno missionario nel campo educativo, della cura ai malati… Ha voluto anche pregare davanti al monumento del Raj Ghat, dedicato al Mahatma Gandhi, in omaggio al nostro Padre della Patria, che egli ha definito “un grande apostolo della non-violenza”. Per il papa era chiaro che il dialogo interreligioso è una grande via per l’evangelizzazione.

Ricordo ancora la sua visita in Kerala e l’imponente celebrazione eucaristica con oltre un milione di fedeli, quando ha pure beatificato due cattolici di rito siro-malabarico. Nelle tensioni fra le Chiese di rito orientale e di rito latino egli ha saputo studiare il problema e dare delle direttive importanti per la convivenza.

Ho avuto la fortuna di incontrarlo molte volte. È stato lui a nominarmi vescovo, tirandomi fuori dal convento dei redentoristi dove vivevo.

Nel suo secondo viaggio in India, nel ’99, ho avuto il privilegio di accompagnarlo e di stare con lui e o potuto conoscere da vicino a sua umiltà, la sua preghiera, la sua devozione alla Madonna.

Dopo la sua morte e prima ancora dei suoi funerali, io e altri 45 cardinali abbiamo firmato una dichiarazione per chiedere l’inizio immediato del suo processo di beatificazione.

Sul mio comodino conservo sempre una piccola statua della Madonna e la sua fotografia.

* Arcivescovo di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi