Cristiani iracheni: anche all’estero scendono in piazza
Dalla Piana di Niniveh le marce pacifiche che chiedono giustizia per la morte di Rahho arrivano anche in Europa e in Canada. La gente vuole la riconciliazione: a Mosul studenti musulmani scrivono versi per il vescovo martire.
Roma (AsiaNews) – Arrivano anche in occidente le marce silenziose dei cristiani iracheni che chiedono giustizia per la persecuzione di cui sono vittime nella loro patria. Mentre tutti i giorni nei villaggi della Piana di Ninveh si continua a chiedere la verità sull’uccisione dell’arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Faraj  Rahho, anche in Olanda, in Germania e in Canada (vedi foto) gli emigrati iracheni scendono in piazza con striscioni e foto dei loro martiri. Alcuni manifestanti spiegano che ormai mons. Rahho è un “simbolo per tutti i cristiani” iracheni e non solo per la comunità caldea.
Intanto nel Paese dei due fiumi continuano quelli che sembrano veri e propri “omicidi mirati”, voluti per terrorizzare i cristiani e indurli alla fuga. Il 23 marzo, giorno di Pasqua, è morto in ospedale un giovane caldeo, Zahar Oshana, ricoverato dopo essere stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco mentre usciva dalla parrocchia di S. Elia a Baghdad.
 
Al di là del terrorismo, la popolazione in Iraq vuole il dialogo e la riconciliazione. Un segnale arriva da Mosul. A marzo gli studenti musulmani dell’università cittadina hanno distribuito in tutte le facoltà volantini con una poesia scritta in onore del vescovo ucciso. La notizia, diffusa da Ankawa.com, parla di “versi contenenti sentimenti umani e sinceri per il martire Rahho”. Nel testo i giovani condannano anche la tragica situazione in cui versa Mosul, al 90 per cento nelle mani dell’estremismo sunnita.