Scaduto l’ultimatum che ordina di abbandonare il terreno della parrocchia di Dong Da
di J.B. An Dang
Le autorità vogliono la fine di una protesta iniziata il 6 gennaio per la restituzione del terreno ove sorge la chiesa, acquistato dai Redentoristi nel 1928. Nel 1954, con la conquista de potere da parte dei comunisti e la divisione del Vietnam, i religiosi furono imprigionati o deportati. I 60mila metri quadrati del complesso sono ridotti a 2.700.
Hanoi (AsiaNews) – E’ scaduto l’ultimatum che impone ai cattolici di porre fine alle riunioni di preghiera con le quali si chiede la restituzione del terreno della parrocchia di Nostra Signora del perpetuo soccorso di Hanoi.
 
L’ultimatum è in un’ordinanza del 6 aprile del Comitato del popolo del distretto di Dong Da, ove sorge la chiesa, che in una dichiarazione ha messo in guardia i manifestanti affermando che stanno compiendo “attività illegali” e ha minacciato “azioni estreme” se il sit-in e le preghiere in atto dal 6 gennaio non avessero avuto fine entro le 12 (locali) di ieri.
 
Il terreno del quale i cattolici chiedono la restituzione, fu acquistato dai Redentoristi nel 1928: sui 60mila metri quadri della proprietà furono costruiti la chiesa, il convento ed il seminario. Nel 1954, con la conquista del potere da parte dei comunisti e la divisione del Vietnam, i religiosi furono imprigionati o deportati. I 60mila metri quadrati del loro terreno furono ridotti a 2.700. Il resto fu via via usato dalle autorità pubbliche.
 
Da allora, a più riprese, sono state avanzate petizioni per chiedere la restituzione dei terreni, sui quali è stato costruito un ospedale e sono state fatte cessioni a compagnie statali e membri del governo. Il caso più recente, di inizio anno, è la cessione di una parte di terreno ad una compagnia di confezioni, la Chiến Thắng. Quest’ultimo fatto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, Dal 6 gennaio, sul luogo è stata eretta una croce, sono state portate statue ed immagini della Vergine, organizzate processioni e preghiere (nella foto), oltre ad un sit-in permanente. “Non abbiamo altra scelta – ha spiegato un manifestante - che riunirci pacificamente in preghiera sul terreno disputato, per attirare l’attenzione del governo sulle ingiustizie che stiano soffrendo”.
 
Al momento della scadenza dell’ultimatum, sul luogo c’erano centinaia di religiosi e laici in preghiera ed un gran numero di agenti in divisa ed in borghese che hanno preso foto e fatto filmati dei presenti.