Il “disarmo integrale” in un incontro di Giustizia e pace
Un seminario internazionale esaminerà come etica e politica, economia e diritto, organizzazioni internazionali, soggetti non governativi e religioni possono collaborare per disarmo, sviluppo e pace.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Etica e politica, economia e diritto, organizzazioni internazionali, soggetti non governativi e religioni, in sinergia per la realizzazione di un “disarmo integrale”, non solo degli armamenti, ma anche e prima ancora, come affermò Giovanni XXIII nella “Pacem in Terris”, del cuore dell’uomo. Questo il filo conduttore del seminario internazionale di studio che il Pontificio consiglio della giustizia e della pace promuove in Vaticano, domani, venerdì 11 aprile, e dopodomani, con la partecipazione di studiosi ed esperti a livello internazionale, sul tema: “Disarmo, sviluppo e pace: prospettive per un disarmo integrale”.
 
La prima sessione dell’incontro, domani, sarà dedicata ad una riflessione etica e spirituale sul disarmo e sulle condizioni per una geopolitica dello sviluppo e della pace, con relazioni – tra gli altri – del gesuita Sergio Bastianel della Gregoriana e di Guy Feuer della Sorbona. Nella seconda sessione si discuteranno alcune questioni economiche e giuridiche, come il commercio internazionale delle armi, la sovrapposizione tra economia civile e militare, e la relazione tra disarmo e diritti umani: ne parleranno Fabrizio Battistelli dell’Istituto internazionale di ricerca “Archivio Disarmo”, Davina Miller dell’Università di Bradford, e Raymond Ranjeva della Corte internazionale di Giustizia.
 
Sabato, nella terza sessione, conclusiva dei lavori, si sottolineerà il ruolo dei diversi soggetti chiamati a cooperare per un “disarmo integrale”, cioè i soggetti governativi e non governativi, le organizzazioni internazionali e, non da ultimo le religioni, con relazioni di Jorge Urbina delle Nazioni Unite, Cornelio Sommaruga del Centro internazionale sminamento umanitario e del cardinale O’Brien, arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh.
 
I lavori saranno introdotti e conclusi dal presidente del Pontificio consiglio, cardinale Renato Raffaele Martino.