Card. Sandri: dalla morte di mons. Rahho i germogli per pace e riconciliazione
Il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali ha celebrato stamattina in Vaticano una messa di suffragio per l’arcivescovo caldeo di Mosul ucciso dal terrorismo il mese scorso. Dal Kurdistan mons. al Qas: sulla vicenda aspettiamo ancora la verità.
Città del Vaticano (AsiaNews) – A quasi un mese dall’uccisione dell’arcivescovo caldeo di Mosul in Vaticano si prega in suffragio della sua anima e per tutte le vittime della guerra irachena. Stamattina, in una messa celebrata nella basilica vaticana, il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, ha ricordato mons. Faraj Rahho, che “sottratto da mani e cuori violenti, ha seminato la Parola di Dio”. Ora la speranza è “nel raccolto che si prepara”, perché la sua morte “possa far germogliare la pace ad ogni livello e sia da stimolo per tutta la Chiesa caldea con i suoi vescovi, sacerdoti e fedeli”. La celebrazione eucaristica, presieduta dal card. Sandri, è stata concelebrata dal card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e dal card. Bernard Francis Law.
 
Il corpo senza vita di mons. Rahho è stato rinvenuto il 13 marzo scorso in una discarica fuori Mosul, dopo 14 giorni di sequestro. “La verità sul suo rapimento e la sua morte non è ancora chiara” riferisce ad AsiaNews, mons. Rabban al Qas, vescovo caldeo di Amadiyah. Che aggiunge: “I cristiani come tutti gli iracheni vivono un momento di maggiore paura dopo le ultime violenze nel sud e a Baghdad tra milizie sciite ed esercito. A Mosul è ancora peggio, perché sembra che l’autorità centrale sia del tutto inesistente. Tra gli ultimi episodi di violenza le due autobomba che lo scorso 9 aprile hanno ucciso 12 persone, la maggior parte poliziotti, nei pressi della chiesa dei domenicani, che ha riportato gravi danni”, continua il presule.
 
La speranza di un futuro possibile sembra più concreta nel nord del Paese, nella regione semiautonoma del Kurdistan. Qui, nella diocesi di Amadiyah, il prossimo 1 maggio verrà inaugurata una nuova chiesa dedicata a San Giuseppe in un villaggio cristiano da poco ricostruito, Ramta. “Festeggeremo la giornata mondiale dei lavoratori celebrando per la prima volta san Giuseppe”, annuncia mons. al Qas.