Fra le minacce di Delhi e Kathmandu, riprende la marcia verso il Tibet
di Nirmala Carvalho
Sono oltre 250 i tibetani in esilio in marcia verso il confine tibetano, nonostante il Nepal minacci di sparare contro chi metterà a rischio il passaggio della torcia sull’Himalaya. Attivista tibetano: il Paese stia attento, rischia di fare la nostra stessa fine.
Dharamsala (AsiaNews) – Sono oltre 250 i tibetani in esilio impegnati al momento nella “Marcia di ritorno a casa”, che si propone di arrivare alla frontiera con la Cina e varcarla durante il periodo olimpico per affermare il diritto degli esuli a tornare in patria. Tuttavia, le minacce del governo nepalese e l’ostilità delle autorità indiane la rendono sempre più difficile.
 
Tenzin Choeying, direttore del gruppo “Studenti per un Tibet libero”, dice ad AsiaNews: “Nonostante l’atteggiamento repressivo del governo indiano, che non ci ha permesso di manifestare al passaggio della fiaccola olimpica, siamo molto felici di aver ricevuto la stima di migliaia di indiani, cittadini comuni che come noi non hanno potuto far sentire la loro voce”.
 
Per quanto riguarda il Nepal, “le dichiarazioni di Kathmandu [che si dice pronta a sparare contro chi manifesterà durante il passaggio della torcia sull’Himalaya] sono vergognose. Noi tibetani siamo molto vicini ai nepalesi, da un punto di vista sociale e storico. Il fatto che vengano agitati i fucili davanti a dei manifestanti pacifici dà l’immagine del punto a cui siamo arrivati. Inoltre, conclude l’attivista, “Kathmandu deve stare molto attenta alle concessioni che fa a Pechino, perché in futuro il Nepal potrebbe subire lo stesso fato del Tibet. In ogni caso, noi continueremo a protestare: chiediamo al mondo soltanto di poter avere i nostri diritti, tornare a casa e vedere a Lhasa il Dalai Lama”.