Il governo si accorda con un terrorista islamico, vuole la sharia nel Nord
di Qaiser Felix
Il governo della Frontiera nord-occidentale rilascia Maulana Sufi Muhammad, condannato a dieci anni di carcere per terrorismo, e consente alla sua organizzazione di introdurre “con mezzi pacifici” la legge islamica nel nord del Paese. Analisti temono una nuova campagna di talebanizzazione .
Peshawar (AsiaNews) – Un accordo per riportare la pace nelle aree tribali del Pakistan, usando però la sharia come filo conduttore della politica locale. È l’accordo firmato ieri dal governo provinciale della Frontiera nord-occidentale, che ha rilasciato Maulana Sufi Muhammad – leader dei militanti fuorilegge della Tehreek-e-Nifaz-e-Shariat Muhammadi (Tnsm) – in cambio di un cessate il fuoco nelle zone controllate dalle milizie islamiche.
 
La polizia pakistana aveva fermato Muhammad nel novembre 2001, mentre attraversava la frontiera dall’Afghanistan per organizzare la “resistenza anti-americana”. I giudici lo avevano condannato nel 2002 a dieci anni di carcere. Ora, con l’accordo di pace, Islamabad ha ritirato le accuse contro il guerrigliero e gli ha condonato il resto della pena. Sempre secondo l’accordo la sua organizzazione, bandita nel 2002, “potrà continuare a lavorare per l’introduzione della sharia, tramite mezzi pacifici”.
 
L’accordo, reso pubblico nella serata di ieri dal governo provinciale, condanna il terrorismo “contrario all’islam ed ai diritti umani, perché uccide innocenti ed attacca le basi della democrazia” ma si dice “convinto della buona fede della Tnsm, che rispetta il governo del Pakistan e le istituzioni statali. Se questo rispetto dovesse venire meno, siamo pronti ad usare ogni mezzo”.
 
Parlando ai giornalisti, Muhammad dice: “Il governo ha preso la decisione giusta. Questa è l’unica strada per riportare una vera pace nella regione. Le dispute si devono risolvere tramite il dialogo”. Nella sua parte di accordo, il leader islamico scrive infatti che “la Tnsm non ha nulla a che vedere con gli attacchi contro civili e forze dell’ordine. I soldati, i poliziotti ed i membri del governo sono nostri fratelli, e gli atti di terrorismo sono contrari agli insegnamenti islamici”.
 
Alcuni analisti temono però che questo accordo sia uno specchietto per le allodole, e lanciano l’allarme: il rilascio del guerrigliero, una delle condizioni poste per la liberazione dell’ambasciatore pakistano in Afghanistan, apre la strada ad una talebanizzazione del Pakistan partendo proprio da quelle aree tribali che ora dicono di voler pacificare.