I funerali dei due cristiani uccisi, mentre l’Onu chiede invano l’elezione di Sleiman
Oggi per la 19ma volta il Parlamento convocato per eleggere il presidente della Repubblica. Il rapporto delle Nazioni Unite torna a chiedere il disarmo delle milizie. Scambio di accuse sull’assassinio dei due giovani falangisti.
Beirut (AsiaNews) – La grande tensione che oggi si vive a Zhale per i funerali dei due giovani cristiani del partito della Falange – componente della maggioranza parlamentare - uccisi domenica si ripercuote in tutto il Libano che oggi, per la 19ma volta tenterà di avere un capo dello Stato. Invano, secondo tutte le previsioni.
 
E’ una situazione per la quale ieri il segretario dell’Onu Ban Ki-moon ha chiesto l’immediata elezione del presidente della Repubblica, senza interventi stranieri, e la messa in opera di quelle parti degli accordi di Taef e della risoluzione 1559 delle Nazioni Unite che esigono il disarmo di tutte le milizie, “libanesi e non libanesi” presenti sul territorio del Paese dei cedri. La realtà, invece, è che le milizie, Hezbollah in testa, continuano ad armarsi. “Alcuni Stati – afferma in proposito la relazione dell’inviato dell’Onu, Terje Roed-Larsen - sembrano corroborare l’affermazione secondo la quale la Siria facilita il passaggio di armi e combattenti attraverso la frontiera con il Libano”.
 
Ban Ki-moon ha anche chiesto a tutte le parti in causa di cooperare con il segretario della Lega araba, Amr Moussa, per adottare il piano in tre punti che prevede l’immediata elezione al vertice dello Stato del comandante dell’esercito, Michel Sleiman, la formazione di un governo di unità nazionale nel quale nessun partito abbia potere di veto e l’adozione di una nuova legge elettorale.
 
A conferma della dimensione internazionale della crisi libanese, di essa si parlerà oggi a margine della conferenza sull’Iraq che si svolge in Kuwait, alla quale prendono parte anche il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, ed il ministro degli esteri francese Bernard Kouchner. Il tema sarà affrontato anche nei colloqui che il re di Giordania Abdullah II avrà domani a Washington col presidente Bush.
 
In Libano, intanto, una grande folla è attesa oggi nella cattedrale greco-melkita, di Nostra Signora di Zahle per i funerali dei due uccisi. Ieri, l'arcivescovo greco-melkita, mons Andre Haddad, ha compiuto una serie di tentativi per facilitare la consegna dell'assassino.
 
L'arcivescovo maronita di Zahle, mons Mansour Hobeika, in una dichiarazione ad AsiaNews, ha definito gli omicidi di domenica il risultato dello stato d'odio e della mancanza di carità che regnano nei cuori ed ha espresso la sua vicinanza ai familiari delle vittime, senza voler accusare nessuno. Egli ha rivolto un appello ai responsabili perché non risparmino alcuno sforzo per aiutare la città di Zahle ad uscire dell'attuale crisi, perché la salvezza del Paese merita sacrifici.
 
Continuano intanto le polemiche sull’accaduto. Il generale Michel Aoun ha espresso la sua viva condanna per “l’incidente”, chiedendo al presidente Gemayel, leader della Falange, di aspettare i risultati dell’inchiesta prima di accusare l'assassino, al quale era stato impedito di entrare nella sua casa vicina alla sede del partito, ed ha chiesto agli organi giudiziali di essere imparziali.
 
Il presidente Amin Gemayel ha smentito le affermazioni sulla possibile responsabilità del partito negli omicidi, che ha definito una risposta contro le manifestazioni dei sindaci dei villaggi della Bekaa a favore dell'elezione del generale Sleiman. (JH)